Il carnevale di Larino: una festa esilarante e coloratissima

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Quest’anno siamo stati a Larino, in provincia di Campobasso, per il carnevale che ci ha lasciati stupiti per qualità, organizzazione, goliardia ed empatia.

Larino … città d’arte, dei fiori di carta, di una delle «carresi» più belle al mondo, con la sua sfilata di carri a botte da far invidia al più bel prato primaverile. Larino dalle tradizioni millenarie senza tempo, dalla gente piena di orgoglio, ma sempre a testa bassa e voglia di stupire con il loro lavoro dei campi e la cura dei secolari olivi dalla varietà «gentile». Una Larino che si adorna quanto serve e dà il meglio di sé ogni volta necessiti primeggiare. Garbo, sofficità di un ambiente straordinario in termini ambientali, alberi monumentali, distese di frumento color oro zecchino, prati di papaveri senza tempo, viti floride e dall’uva profumata di amarena. Ugualmente senza tempo è il suo carnevale.

Quest’anno alla sua 44° edizione, la prima «Storica» in quanto riconosciuta dal MIBAC, ha inorgoglito ancor più la cittadina Molisana, l’intero Molise e l’Italia tutta. Un’edizione che ha avuto dell’incredibile! Una corsa contro il tempo per cercar il costume da indossar alla festa …. Una corsa contro il tempo per realizzare le maschere e partecipare al meglio alla parata allegorica che ha visto sfilare carri mirabilmente preparati dai maestri cartapestai. Corografie, prove, incontri, scherni, arrabbiature, litigate, competizioni ma alla fine, il fragore della musica e dell’allegria trionfa in un unico e solo grido di gioia che si innalza al cielo e che illumina le notti buie e fredde di una Larino sempre bella e sempre piena di gente pronta ad applaudire e plaudire le associazioni che mirabilmente da anni, si immergono nella tradizione con tanta voglia e forza di un’innovazione che sottrae la noia alla sera e rende splendente il buio sino ad illuminarsi a giorno.

Così, 5 carri di 1° categoria ed un solo carro di seconda, hanno preso possesso delle vie, dei fronti dei palazzi che magicamente sono stati accarezzati da giganti alti anche 15 metri che azionati da potenti meccanismi hanno preso vita con movimenti, a seconda della loro funzione e della loro coreografia.

Il 3 e 4 ed il 9 e 10 marzo, già partendo dal giovedì grasso e, quindi, sino all’ultimo giorno del Carnevale Ambrosiano, la città si è colorata di pace, non solo perché il Carnevale sprizza di coriandoli colorati da ogni poro ma, anche e soprattutto perché, Carnevale è strettamente legato alla Pasqua e, quindi, il martedì grasso e la data del Carnevale cambia ogni anno segnando il mercoledì delle ceneri inizio della Quaresima; così torna il periodo di sobrietà, dopo aver decisamente bagordato e attivato festeggiamenti un tantino fuori dalle righe. Protagonista assoluto dei festeggiamenti, che durano quattro giorni, come si è accennato prima, è stato il carro allegorico che si burla dei difetti della borghesia padrona, della politica, in generale del mondo dei potenti. E quest’anno i carri hanno davvero offerto un’interpretazione incredibilmente veritiera. Per completezza e semplicità descrittiva ecco i temi dei carri e dei gruppi costruttori partecipanti.

Carri di 1° categoria:

A) «Io non ho paura», gruppo costruttore «Associazione Officine dell’Arte». Il carro descrive il terremoto che, qualche tempo addietro, ha colpito il basso Molise e, quindi, anche Larino; le ferite inferte dal sisma ne sono ricordo indelebile. Il terremoto annida nei cuori una paura che difficilmente potrà svanire, ma la speranza persevera nelle forze dell’ordine ed, in particolare, nel Corpo dei vigili del Fuoco. È proprio la loro caparbietà e abnegazione che ci rende ancora in grado di urlare al Mondo: «Io non ho paura!!».
B) «Il bagaglio umano», gruppo costruttore «I Gatti randagi e Modellarte». Il carro di dimensioni eccezionali ha voluto esprimere la consapevole metafora del percorso di vita dei migranti, la morte, con emblema il piccolo Aylan Kurdi, annegato e ritrovato sulle spiagge turche con quel pantaloncino blu e maglietta rossa, simbolo di un’umanità ormai svanita. Crudeltà, disumanizzazione, ambientazioni, rincorse verso vite migliori, morte, tempeste e vita …. Vita come salvezza, salvezza come la piovra ed il drago che nonostante rappresentino la salvezza e la morte, in un connubio si fondono e diventano artefici di una fonte di speranza che è la terra ferma che non può non ospitare un essere umano in difficoltà e che ricorda che la vita non si misura, come potrebbe misurarsi un semplice bagaglio scaricato in ogni e dove senza attenzione e senza anima.
C) «L’incantatopi», gruppo costruttore «Associazione Carnaval». Il carro, anche questo di notevoli dimensioni, ha reso omaggio alla magica maestria di Matteo Renzi nell’incantar il popolo con promesse, chiaramente disattese, magicamente condite di bugie, bluff e mosse azzardate. Il magico Matteo si presenta con un flauto magico che di magico ha avuto solo la musica incantatrice di un popolo rappresentato da topini. Ma un cobra, spunta pian piano e riprendendosi la scena reincarna quel popolo che ha voluto «premiarlo» con la defenestrazione dalla «poltrona politica» tanto cara al personaggio.
D) «Ritorno al passato», gruppo costruttore «Associazione Gruppo Larinelli». Il carro prende lo spunto del recente «riarmo atomico», dell’interesse strisciante dei potenti della terra, quali Trump, Putin e Kim Joung-un. L’analisi è espresso dalla trasfigurazione del carro. La guerra fredda che viene manifestata senza mezzi termini dai tre rappresentati come trogloditi, intesi nel significato stereotipato del termine, la cui immagine viene traslata per rimandare alla definizione del loro atteggiamento antiprogressista e degenerativo. La scena è ampiamente condizionata da un Gigantosaurus, simbolo del terrore che viene riabilitato dando ad esso la simbologia dell’essere umano timoroso difronte al pericolo nucleare.
E) «Il canto del pollo spennato», gruppo costruttore «Associazione Gioventù Frentana». È un carro di un’Italia che perde bellezza quando il tema sono le tasse. L’eccessiva tassazione, l’inefficienza della macchina amministrativa, il debito, l’evasione fiscale, fanno il resto. Fisco è un Orco affamato chesi aggira tra i pollai con la sua malvagità e goffaggine per arraffare e spennare i polli impazziti che stano lì a rappresentare il popolo italiano impazzito proprio per le tasse e la negativa condizione di far quadrare i propri conti. Ma, nonostante tutto, i polli continuano a cantare per una sorta di rassegnazione e di soporifera assuefazione che li rende inermi e capaci solo di subire. Un quadro tratto dal romanzo dall’omonimo titolo scritto ad arte dalla scrittrice Diana Sganappa che, analizzando la sconcertante situazione, pone come rimedio unico, la risata liberatoria.

Carro di 2° categoria, unico in gara:
A) «La solita favola Italiana», gruppo costruttore «Selvaggi». Il carro propone l’allegoria di Pinocchio con un Mangiafuoco che rappresenta la politica europea in ambito lavorativo che muove a piacimento Pinocchio tramite fili. Il burattino rappresenta la classe operaia sottomessa alle logiche politiche, mentre il Gatto e la Volpe rappresentano la politica; stanno li a guardare compiaciuti. Si tratta di una riflessione, sulla condizione attuale orientata soltanto a sperare.

Come ogni manifestazione che si rispetti, per il Carnevale di Larino, è stata formata una giuria di esperti, composta da 4 giurati per sfilata; in questo modo si è ottenuto un totale di 16 giurati con, in più, il presidente; questa pletorica giuria si è dovuta esprimere ed aggiudicare i premi; inoltre, un’altra giuria ha dovuto valutare e classificare i corpi di ballo annessi ai carri.

Quest’anno alla giuria ha partecipato Benito Ripoli presidente della Federazione Italiana Tradizioni Popolari valutando i caratteri di originalità e di rappresentazione coreutica dei carri e delle maschere. Si è chiusa la 44° edizione del Carnevale di Larino.

C’è stata gioia e dolori come in ogni sentita manifestazione carnevalesca. Carri di spessore in ogni senso; sono emersi cultura popolare, tradizione, significato e completezza sistemica delle simbologie carnevalesche fondamentali.

Si deve mettere in risalto, inoltre, un’organizzazione che ha raggiunto la perfezione; è stata capeggiata dall’Amministrazione Comunale che ha avuto la mano attenta e operativa dell’Associazione Larinella ed il patrocinio del MIBAC e della Regione Molise; in tale contesto, tuttavia, a vincere è stato uno solo e quell’uno è stato il Carro dal Titolo: «Il Bagaglio Umano….».

Il secondo posto è quello del Carro della Gioventù Frentana con «Il Canto del Pollo Spennato»; il terzo classificato è il carro dell’Associazione Carneval con «L’incantatopi»; quarto il carro delle Officine dell’Arte con «Io non ho Paura»; infine il quinto, penalizzato di 5 punti per irregolarità, il carro della Larinelli con «Ritorno al Passato».

Per la seconda categoria, nella quale si è presentato un solo carro, è stato premiato il gruppo dei Selvaggi con «La solita favola Italiana». Il miglior gruppo di ballo è risultato quello dei Gatti Randagi Modellarte che bissa il successo del carro.

Come ogni gara ha avuto critiche e meriti, tuttavia il risultato è sotto gli occhi di tutti. Si sono quindi riscontrate partecipazione, imparzialità, coerenza, correttezza e, alla fine, ha vinto Larino ed il suo Carnevale dichiarato Storico dal MIBAC e tra i più belli d’Italia. Possiamo dirlo senza ombra di dubbio, dopo Viareggio e Putignano, Larino è davvero la massima espressione della festa più sentita in ordine al divertimento.

Quindi è ringraziare chi è riuscito a metter su tutto ciò sarebbe soltanto riduttivo. Infatti, la favola è ancora tutta da scoprire, pian piano la stessa riecheggerà tra le realtà che il Molise, terra di transito e mai realmente riconosciuta come Madre e Regina, sa offrire; con tali obiettivi il sogno diventerà la più bella realtà! Amare per poter sognare e sognare per far sbocciare un grande amore. Grazie Larino, a presto ed a non dimenticarti mai! Le foto sono gentilmente offerte da Carnevali d’Italia e da «Carnevale di Larino»