Il Giubileo e il Folklore

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L’incontro di Papa Francesco con una delegazione della FITP.

Ci sentivamo, tutti, come bambini, pronti a riaprire gli occhi all’attesa del mattino, alla bellezza dell’incontro, alla luce della sacralità.

Sabato 14 maggio 2016, in una Piazza San Pietro gremita in occasione del Giubileo del Folklore, i Gruppi Folklorici della Federazione Italiana Tradizioni Popolari incontravano Sua Santità Papa Francesco.

Una pioggia “impertinente” e il vento impetuoso, pur infastidendoci, ci davano, comunque, la sensazione di vivere un momento “unico”, un momento da ricordare e raccontare… ci davano la sensazione di essere “parte” di un “insieme”.

Infatti, già all’apparire del Santo Padre, a poco, a poco, non sentivamo più il rumore e gli effetti del cattivo tempo, ma iniziavamo a contare i battiti, a sentire il canto del nostro cuore, un canto che sembrava cercare altri battiti intorno, altri cuori che battevano.

Quell’incontro con Papa Francesco era per tutti noi occasione straordinaria di trasmissione di valori autentici, di etica, di testimonianza. La semplicità e, nel contempo, la gioia delle parole con le quali il Papa ha accolto – in rappresentanza della FITP – il saluto del Presidente Ripoli, di Fabrizio Cattaneo e Gerardo Bonifati, sono immagini che resteranno indelebili nella mente e nel cuore non solo dei nostri dirigenti, ma di tutti i presenti.

Infatti, in quei momenti, tutti ci sentivamo un po’ Benito, Fabrizio o Gerardo. Immersi in un contesto dove regnava la fragranza di noi stessi, dove il dubbio lasciava il posto alla tenera fragilità che ci completa, dove ogni luogo è il luogo dell’appartenenza, dove l’alba ci riconosce e noi in essa ci specchiamo.

Ancora di più, quel giorno, avevamo la sensazione di scoprire il significato della nostra radice, del nostro impegno nel mondo del folklore; impegno di donne e uomini che credono non solo in un Dio verso il quale rivolgere preghiere e soprattutto lasciarsi amare, ma, in particolare, credono in un’umanità che vuole Cristo, Colui nel quale e per il quale non c’è centro e periferia.

Infatti, è noto a tutti i credenti che “il Signore si serve di vecchie ciabatte per farne calzari di arcangeli e usa vecchi stracci di cucina per farne tovaglie di altari”.