Valori a perdere... Il folklore come argine

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Abruzzo? Silvi Marina? Europe garden? Italia e Regioni? Beh che dire, un’esperienza unica vissuta con fatica e stanchezza, ma anche con la voglia di mettersi, ancora una volta, in gioco per celebrare un appuntamento storico. Sono arrivati in ottocento tra giovani e adulti con un unico scopo: incontrarsi e gioire all’insegna dell’amicizia. I sogni dei giovani sono i più importanti, le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l’umanità, nella speranza di un futuro migliore.

Alla fine è rimasta la stanchezza ed un cruccio personale, per uno spiacevole episodio. Dopo qualche giorno la stanchezza scompare e lo spiacevole episodio catalogato nel dimenticatoio. Resta solo la soddisfazione per la riuscita dell’evento, ovvero il ricordo bello che nessuna parola o foto riusciranno mai a descrivere completamente. Anche questa volta, quindi, la fatica e i sacrifici sono stati ripagati ed è valsa la pena essere a Silvi Marina.

Sono passati alcuni giorni, sono in sede a sistemare e chiudere ogni cosa riguardante “Italia e Regioni” e incominciare a preparare il prossimo evento FITP. Squilla il telefono, è una signora di un gruppo siciliano presente a Silvi. Con molto garbo mi saluta e mi fa i complimenti per l’organizzazione e per la riuscita della manifestazione.

Quasi con timore, ma con determinazione mi dice: “presidente, se me lo consente, ho da farLe un appunto. Lei che in chiesa ha commosso tutti con il suo messaggio, non ha trovato una parola di conforto per i poveri bambini dei migranti che soffrono e muoiono. In tre giorni, mai un pensiero, mai un accenno alle loro sofferenze”. Un momento terribile. Ho rivisto mentalmente le raccapriccianti scene di morte nel burrascoso mare che la TV ci mostra da svariati mesi e, con profondo dolore, ho scritto…

È risuonata più volte in questi giorni, da voci e realtà diverse, l’espressione “vuoto di valori”, “crisi di valori”, a commento del respingimento delle navi cariche di migranti (Aquarius) e del blocco della “Diciotti” assieme al condiviso “No a politica sulla pelle dei migranti” (Card. Montenegro), quasi a spiegare questa mancanza di solidarietà, o meglio, di umanità che ha portato e porta all’indifferenza, a seguire la pancia, piuttosto che la testa e il cuore. Da tempo lo si diceva, anche parlando della crisi economica, già letta come una parte di crisi più radicale e globale, che tocca le fondamenta. Ma forse questa consapevolezza non era ancora evidente e condivisa.

Forse sembrava una lettura troppo negativa, tipica di chi vuol vedere sempre il fallimento, il bicchiere mezzo vuoto. Di chi, insomma, come spesso è stata tacciata la Chiesa, è nemico del mondo e del progresso. E così si è andato avanti senza fare delle vere sterzate, senza cambiare passo di marcia. Forse si è solo inserito qualche convegno, qualche articolo, senza, però mettere mano ad una rifondazione della nostra umanità e della nostra convivenza. L’ennesimo braccio di ferro tra il nostro Paese e gli altri Stati europei, ingaggiato con cinismo sulla pelle di disperati e in spregio ai doveri di accoglienza imposti dalla nostra Costituzione, non solo non ha sortito, al momento, alcun effetto concreto, ma ha inferto un duro colpo alla nostra capacità, come collettività, di saper guardare al bisogno di aiuto espresso da persone in fuga da guerre, fame e maltrattamenti vari.

La condotta spregiudicata, cui abbiamo assistito,ha spinto ancora più in là il limite di quello che è lecito dire e fare, continuando a far avanzare una generalizzata desertificazione delle coscienze, da cui quella stessa condotta trae alimento, in un gioco di rispecchiamenti senza sosta.

Ci stiamo avviando su una china pericolosa. Dobbiamo risalirla, prima che sia troppo tardi. E per farlo abbiamo bisogno, come Paese, non di una propaganda a tempo indeterminato, ma di una politica maiuscola, che sappia affrontare la sfida che i flussi migratori ci pongono con umanità e senso di responsabilità.

È un vuoto che oggi tutti avvertono e deplorano, che diventa quindi un monito e insieme un appello, che rende attuale il messaggio della fratellanza. A noi la possibilità di chiederci “cosa dobbiamo fare ?”… riaderire a quei valori che abbiamo svenduto a poco prezzo. A noi, quindi, la scelta se continuare a costruire sulla sabbia o decidere di ri-centrarci sulla roccia. E’ una scelta di cui siamo debitori verso le nuove generazioni.

Oggi, purtroppo il mondo in profonda crisi morale e culturale, sembra smarrirsi nel nulla del nulla. Dimenticati i beni quali l’amore, la fratellanza e il rapporto reciproco. Trionfano, invece, egoismi, prevaricazioni, superbia, sete di potere; un edonismo devastante che distrugge ogni cosa, un nichilismo e relativismo senza volto e storia, che non portano da nessuna parte, dove persino un sacchetto d’immondizia cancella nel cuore di noi italiani il concetto di solidarietà e Patria, intesa come la casa di noi tutti, costruita e difesa con il sangue degli italici figli. La parola Patria si collega con il concetto di Padre. La Patria , in un certo senso, s’identifica con il patrimonio, cioè con l’insieme dei beni che abbiamo ricevuto in retaggio dai nostri Padri …. il patriottismo significa Amore per tutto ciò che fa parte della Patria: la sua storia, le sue tradizioni, la sua lingua, la sua stessa conformazione naturale.

La Patria è il bene comune di tutti i cittadini. Ecco, quindi, l’importanza del volontariato (anche quello della FITP) inteso come amore e rispetto verso gli altri, i bisognosi, i poveri, quelli che non hanno voce. Amare e aiutare chi soffre, nobilita. Anche questa è preghiera e cosi si sale alle stelle: Sic itur ad astra (Virgilio). L’uomo è, soprattutto, pensiero che si fa cultura nel senso più alto della parola, Cultura e non erudizione. Cultura nutrita da un cuore di carne e non di pietra. È questo il trionfo dell’umano pensiero che si fa conoscenza. Conoscenza, però, che si sposa con la virtù, cioè con i valori: Considerate la vostra semenza Fatti non foste a viver come bruti Ma per seguir virtute e canoscenza (Dante, Inferno, XXVI, 118-120)