Baranello e i matrimoni dell’800
Anche quest’anno, dal 10 al 12 agosto, Baranello, un ridente borgo alle porte di Campobasso, è tornata ad essere lo scenario di antiche suggestioni e, nella riproposizione dei Rituali del matrimonio ottocentesco, forte di un’esperienza trentennale, ha nuovamente visto la Compagnia di Cultura Popolare “Le bangale” , farsi artefice e protagonista di una rappresentazione artistica curata in ogni singolo dettaglio. L’attenzione per gli usi e le tradizioni legate al vincolo matrimoniale, che negli ultimi anni sembrano essere al centro di una riscoperta generalizzata e diffusa, nel mettere a fuoco punti di contatto che avvicinano i tanti borghi di questa nostra terra, svela prospettive multiformi e modalità che di anno in anno ne mostrano i contorni e indagano le forme. Così, mentre in Molise imperversavano letti e corredi un po’ ovunque, a Baranello i rituali riproponevano la scansione antica, quella che per primo, il prof. Giovanni Di Risio, con un’intuizione molto in anticipo sui tempi e col piglio visionario che lo contraddistinse, a partire dagli anni ’90, declinò in un primo esperimento che si perfezionò nel tempo e che ancora oggi restituisce, nell’essenzialità, la verità storica e i suoi antichi riti di passaggio. La riproposizione è stata preceduta da un convegno che si è tenuto nel Largo Conte Zurlo il 10 agosto, la piazzetta antistante l’antica chiesa madre, luogo deputato da secoli oramai ai matrimoni del paese. Nel corso del pomeriggio di studi, oltre al Dottor Tonino Scasserra, che ha ricostruito i contesti comuni, nell’area molisana e contadina, e le modalità tradizionali e rituali che precedevano e accompagnavano il vincolo matrimoniale, altri ospiti autorevoli hanno arricchito il patrimonio di conoscenze con contributi in merito ai contratti di nozze, ricostruiti egregiamente attraverso documenti di archivio dalla Prof.ssa Maria Pia Verdone e ulteriormente contestualizzati da riferimenti a matrimoni baranellesi d’altri tempi, diversi per estrazione e appartenenza. L’attenzione alla dote matrimoniale e, in particolar modo ai corredi che accompagnavano il trasferimento della sposa dalla casa paterna a quella del futuro marito, è stata inoltre oggetto di approfondimenti, grazie soprattutto all’apporto della Associazione “Il Merletto di Isernia, l’arte nelle mani” e al contributo di esperte merlettaie del posto, impegnate da decenni ormai, nell’arte del ricamo dei corredi e dunque in grado di offrirci uno spaccato tra ieri e oggi in merito alle richieste e ai punti; in una realtà attuale dove il valore delle antiche usanze sembra, ma per fortuna solo in parte, declinare.
La serata è quindi proseguita con l’apertura della mostra sul corredo antico, ricca di biancheria preziosa e variegata, proposta in un allestimento che, nella Sala Eventi di palazzo Zurlo, ha trovato la sua location più adeguata e suggestiva e lo spazio sufficiente per impaginare interni di spessore. Al centro, in prospettiva, il letto nuziale risplendeva nella sua grandiosità e bellezza, tra arazzi di santi e comodini ricchi di trine e complementi; quindi comò con i cassetti traboccanti di asciugamani e cifre ricamate, lenzuola di primo letto e tovagliati, risaltavano nello splendore delle sete di San Leucio, organizzate in più colori nelle coperte drappeggiate, anche in appoggio, sul percorso. Quindi le casse traboccanti di biancheria e la macchina da cucire, e poi una culla con le fasce e gli abiti pronti per un battesimo importante.
Lungo le pareti, invece, le foto di matrimoni d’altri tempi, già proposte in passato e conservate nella Biblioteca Comunale, con immagini in bianco e nero che restituivano volti primo Novecento, in fogge varie e acconciature d’altri tempi. Particolarmente significative, le didascalie autografe di Di Risio, a ricordarne il rigore filologico, e anche la cura e la passione con cui il compianto Direttore si rivolgeva nei confronti di reperti e manufatti e tracce antiche di passato.
La serata, allietata dal duo dell’orchestra stabile del Circolo Mascagni di Ripalimosani, è proseguita poi con le serenate al chiar di luna, lungo le strade del paese e sotto i balconi delle case.
Il pomeriggio dell’11 agosto, lungo il paese hanno sfilato i cofani e la “dodda”. Donne giovani e anziane in costume tradizionale, coi cesti in testa, posizionati sulla “spara”, hanno attraversato le strade fino a giungere nell’area prescelta “pe ffa’ lu lette” e “apprezzare”, sulla base del contratto stipulato, quanto portato in dote.
L’ultimo appuntamento, il giorno dopo, col matrimonio rituale, celebrato nel sagrato della chiesa, sotto lo sguardo di convenuti ed invitati. Tra i tanti, curiosi locali e non, si distinguevano, sedute in prima fila, coppie in costume provenienti da molti paesi molisani. La sposa, entrata ragazza col fazzoletto in testa, è stata rivestita con mappa e mammalloni. Quindi, riconosciuta formalmente nel suo nuovo status di coniugata dalla comunità, ha sfilato, tra la grascia dei presenti, lungo le strade del paese al braccio de marito, attraversando “i ponti” di coperte che, oltre a sancire il passaggio da uno stato all’altro, portano appesi bambole e denaro, segno di buon augurio e di fertile prosperità.
Non paghi di bicchierini e pastarelle de la zita, la sera del 12, il pranzo nuziale ha chiuso i festeggiamenti: in piazza, tra canti e balli di ospiti che si sono avvicendati ad animare la serata e la pizza cu ru naspre, la torta nuziale per gli sposi.
Giuseppe Moffa coi suoi Sonetti d’amore, il gruppo de Le Bangale, con Sciore sperdute e danze di tradizione, la Compagnia di Arte popolare ONLUS di S.Giuliano del Sannio hanno allietato le serate. Finchè la festa non si è conclusa a tarda ora con gli organetti e i brindisi festanti, al ritmo di tambure salentine con i Tamburellisti di Otranto. •