Nuoro ha fatto da cornice alla X edizione dei Padri del Folklore.
Per diversi anni, sono stati innumerevoli i tentativi della Federazione di organizzare un evento istituzionale in Sardegna, terra dei nuraghi: come è noto, unici complessi architettonici megalitici del Mediterraneo che risalgono a 2.000 a. C..
L’occasione propizia per questa organizzazione si è finalmente presentata; quindi, le varie ed oggettive problematiche logistiche sono state affrontate e risolte, grazie ad una azione sinergica che ha visto all’opera il Presidente Nazionale Benito Ripoli, il Presidente Regionale Gianfranco Uda, il Presidente della Consulta Scientifica Prof. Mario Atzori, l’Assessore alla Cultura Luigi Scalas e il Presidente dei Sindaci Revisori dei Conti Giampiero Cannas.
La scelta della location è caduta sulla città di Nùoro, Nùgoro in sardo, gemma della Barbagia, distante una manciata di chilometri dal Golfo di Orosei e dal suo splendido mare turchese. Il 16 dicembre il Cineteatro Eliseo di Nuoro ha fatto da cornice alla decima edizione de Padri del Folklore-Personalità benemerite della F.I.T.P.; in sostanza, si tratta della consegna di appositi riconoscimenti attribuiti, ogni anno, a personalità che, grazie a variegate attività, espressioni e competenze in ambito etno-antropologico, hanno contribuito alla salvaguardia, alla valorizzazione ed alla diffusione delle tradizioni corali, coreutiche e musicali della propria regione.
Quindi, la manifestazione costituisce un evento denso di significati che si è sempre contraddistinto in quanto non è la solita rassegna di visi. Ogni volta diventa un momento particolarmente emozionante in quanto, di fatto, si conferisce un preciso omaggio ad operatori culturali, definibili “artisti” nelle loro specificità operative, che, per tanto tempo, hanno dato le proprie competenze in favore delle tradizioni popolari e dei relativi gruppi folklorici che le hanno praticate.
“Noi difendiamo la memoria dei padri”, afferma con orgoglio Gianfranco Uda, visibilmente compiaciuto per l’entusiasmo dei gruppi arrivati dal continente. Identico giudizio esprimono i dirigenti federali presenti all’evento.
Nella messa in scena della cerimonia di premiazione, il presidente Benito Ripoli, come è sua consuetudine, ha curato con estrema attenzione l’entrata nel palco del teatro Eliseo di ciascuno dei premiati; sotto la sua regia si svolge un collaudato e solenne rituale scenico.
Al segretario generale Franco Megna spetta la lettura delle motivazioni; sulla preziosa pergamena, infatti, la sua agile penna ha sottolineato i tratti biografici salienti e peculiari dei diversi premiati; ne riassume ed esalta, con sintetici periodi significativi, le rispettive esistenze, non di rado, insospettabilmente straordinarie.
Tutto concorre ad alimentare l’emozione di una serata “perfetta”; ne ha rafforzato, infatti, l’atmosfera la straordinaria conduzione di Ottavio Nieddu, raffinato anfitrione presentatore, mirabile padrone del palcoscenico, il quale, con garbo ed eleganza da professionista, ha saputo raccogliere testimonianze, talvolta commoventi, più spesso toccanti, dei neopremiati.
Durante la cerimonia con voce pacata ed autorevole, Nieddu ci ha guidato nella conoscenza e nell’ascolto del canto che l’UNESCO ha riconosciuto patrimonio immateriale dell’umanità: è la melodia e i significati della poesia improvvisata del canto su tenore (canto polivocale a quattro voci eseguito da un quartetto formato dal basso [su bassu], dal baritono [sa contra], dal contralto [sa mesa ‘oche] e dal solista [sa ‘oche] – voce solista – che, cantando la poesia, deve scandire il ritmo e la tonalità eseguita dagli altri tre componenti il coro).
Queste coralità, di ispirazione popolare, nobilitano la magia della lingua sarda che, in Barbagia, raggiunge particolari forme espressive da constestualizzare nell’ambito delle diverse varianti linguistiche delle diverse regioni storiche in cui, dal Medioevo, è stata suddivisa la Sardegna.
Nel quadro della manifestazione è necessario tenere presente che, negli anni ’50, si costituisce il “Coro di Nuoro”; questa istituzione segna l’inizio di un percorso artistico innovativo per cui, affrancandosi da una impostazione corale tradizionale di derivazione lirico-operistico, i testi e le musiche dei brani eseguiti in coro cominciano a trarre ispirazione dalla tradizione delle comunità rurali sarde; infatti, in tale contesto culturale, dal mondo agro-pastorale, intriso di un indelebile senso di appartenenza alla propria terra, provengono i canti corali di Gian Paolo Mele Corriga, tra gli insigniti del titolo di Padre del Folklore.
Mele ha trascorso la sua vita di intellettuale gramscianamente «organico» e di musicista all’interno del Coro che ha fondato, del quale è ancora il direttore, oltre essere stato artefice di quell’epocale cambiamento per cui dichiara: “Ho eliminato i timbri classici!”.
Il successo della sua intuizione è immediato, il tracciato del nuovo solco sarà percorso da tanti altri gruppi corali e polifonici; Nuoro ottiene così la leadership in questo specifico settore del canto corale, tanto da dare origine alla “Coralità di Scuola Nuorese”, della quale abbiamo avuto testimonianza con le esecuzioni di altri cori nuoresi: “Gli amici del Folklore”, “Coro di Nuoro”, “Coro Su Nugoresu”, “Tenore Santu Caralu” e di Macomer, “Coro Città di Macomer”.
Nùoro, quindi, città dei cori, come l’ha definita nel suo intervento il vicesindaco Sebastiano Cocco: è una città fucina di laboratori di sperimentazioni, mentre descrive Mele Corriga come un vero protagonista della scena, un caleidoscopio di riti, “contagiato” dalla nuoresitudine: un termine che definisce e descrive quello stato dell’anima, quella condizione particolare dell’esistenza che scaturisce dall’amore e dal senso di appartenenza alle tradizioni e alla cultura di Nuoro, in quanto grossa realtà urbana della Barbagia.
A fare da corollario le antiche immagini color seppia, particolarmente suggestive, proiettate sul fondale del palcoscenico, di Grazia Deledda, la scrittrice nata e formatasi a Nùoro, autrice di famosi romanzi di stile tardo verista, la maggior parte dei quali sono ambientati nel Nuorese; fra questi uno dei più noti è Canne al vento.
Grazie alla sua copiosa produzione letteraria, come è noto, nel 1926, alla Deledda fu attribuito il premio nobel per la letteratura. In conclusione, l’edizione del 2016 della cerimonia Padri del Folklore-Personalità benemerite della F.I.T.P. è stata caratterizzata da una forte cascata di emozioni; lo si è ricavato dagli sguardi dei protagonisti e del pubblico, oltre che da qualche giudizio espresso dai vari protagonisti dell’evento.