A Nuoro la Decima Rassegna Nazionale di musiche, canti folklorici ed etnici

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La manifestazione si è svolta per la prima volta in Sardegna.

Si è svolta a Nuoro lo scorso 17 dicembre, nello splendido Teatro Eliseo, messo a disposizione per l’occasione dal Comune della città barbaricina, l’edizione 2016 della Rassegna Nazionale di Musiche e di Canti Folklorici ed Etnici.

La manifestazione, giunta alla 10a Edizione, è stata realizzata quest’anno in terra sarda dalla Federazione italiana delle tradizioni popolari, accogliendo la richiesta dei dirigenti sardi presenti nella Giunta federale (Luigi Scalas, Gianpiero Cannas e Mario Atzori) e del Comitato regionale F.I.T.P., i quali nei differenti rispettivi ruoli si sono fortemente impegnati perché la manifestazione finalmente si svolgesse in Sardegna.

Il regolamento della Rassegna distingueva la partecipazione dei gruppi in due categorie: nella prima hanno trovato posto le formazioni di musiche e canti che, pur attingendo alla tradizione, puntano a rinnovare il linguaggio musicale, con la riproposizione di brani etnici che comprendono elaborazioni innovative, o l’utilizzo di strumenti musicali moderni; la seconda categoria è stata riservata ai gruppi fedeli alla tradizione, che conservano le antiche sonorità vocali e strumentali.

La serata ha visto la partecipazione di numerose formazioni provenienti da varie regioni italiane, in particolare dalla Basilicata, Calabria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, e naturalmente dalla Sardegna. Ha aperto lo spettacolo, il soprano Maria Luigia Martino cantando con pathos la famosa serenata siciliana E vui durmiti ancora, eseguita con l’accompagnamento musicale di Tobia Rinaldo (chitarra) e Giampiero Cannas (mandolino) e con intermezzi dialogati di Franco Megna.

Ad iniziare la serie delle esibizioni in concorso è stata la formazione degli Etno Folk Sos Oriundos, di Nuoro: esempio di una nuova tendenza affermatasi in Sardegna da una decina d’anni, che ha presentato il brano Ballittu.

Ha seguito l’esibizione del gruppo Moresca Nova, di Gravina di Puglia (BA), che ha proposto Zi monicarelle, col quale la voce solista Sandro Varvara ha reso, anche attraverso la mimica, un valido modello di musica da guardare, oltre che da ascoltare.

Una tipica dimostrazione di cantu a tenore: genere di polifonia a 4 voci maschili caratteristica della Sardegna, è stata fornita dal coro Tenore Sa Madalena, di Silanus (NU), proveniente dall’area centrale dell’isola, col canto Maniga e buffa; mentre il gruppo La Rondinella, di Cancellara (PZ), un insieme impegnato a diffondere le antiche tradizioni del territorio, ha proposto un caratteristico canto lucano dal titolo Tarantella.

In seguito, si è esibita la formazione Antigas Serenadas, di Torpè (NU), che ha proposto il proprio spettacolo con strumenti ampiamente diffusi in Sardegna (chitarra e organetto) ed ha eseguito un tipico cantu a ballu, allegro e trascinante, intitolato Ballittu cantadu. La passerella dei gruppi in concorso nelle due categorie è continuata con la performance de I Vilan, un trio lombardo proveniente da Bergamo e composto da Fabrizio Cattaneo (fisarmonica e voce), Ida Boffelli (voce) e Adriano Pendesino (chitarra), il quale ha eseguito Trata burata, un’antica e interessante filastrocca bergamasca.

La coinvolgente serata, presentata con estrema abilità da Ottavio Nieddu, noto conduttore di trasmissioni folk televisive, ha riservato ancora altre interessanti proposte, quali quelle eseguite dal gruppo Armonias de Ballu, di Dualchi (NU), proveniente dalla parte settentrionale dell’isola, ricadente nell’area logudorese, che con la sua voce solista Gianni Denanni, uno dei più noti e apprezzati cantadores nello stile a chitarra della Sardegna (cantu in Re), ha eseguito Isterrida in Re e Furriada a ballu; è stata poi la volta dei ragazzi calabresi componenti il gruppo I Castagnari, di Fagnano Castello (CS), che si sono esibiti in un canto di preghiera locale intitolato Supplica alla celeste Maria Immacolata; mentre l’area sassarese è stata rappresentata da Inoria Bande, una delle poche (e prime) suonatrici di organetto in Sardegna, originaria di Bultei e proveniente da una famiglia di musicisti molto noti nell’isola; Inoria ha eseguito con l’organetto diatonico e con uno stile ironico che riprende la tradizione familiare, in particolare quella del padre, Francesco, il brano Cavalcata sarda; a seguire, l’esibizione del gruppo marchigiano Staphilè, di Mondolfo (PU), che con l’interprete solista Maria Teresa Mercuri ha eseguito “a cappella” il canto La mietitura. Subito dopo, il palcoscenico dell’Eliseo ha visto ancora una volta protagonista un gruppo sardo, il Duo Tempesta-Dessì (voce e chitarra), di Macomer (NU), che col canto Deus ti salvet Maria, nota come l’Ave Maria Sarda - una pregadoria tradizionale reinterpretata da un gran numero di artisti regionali e non - si è cimentato per la prima volta con la tradizione sarda, interpretando un’originale versione del canto; è stata poi la volta del gruppo Molise Esiste Band, di Riccia (CB), una simpatica band formata da giovani molisani, che ha proposto un interessante brano appartenente alla tradizione Riccese, dal titolo Sciuriata.

La prima parte della serata si è conclusa con l’esibizione del Duo Arcidanese, composto da musicisti molto noti e apprezzati in Sardegna: Francesco Fais (voce) e Giampaolo Piredda (organetto), un insieme proveniente da San Nicolò d’Arcidano (OR), area campidanese, che ha eseguito Ballo tradizionale e Corsicana.

Dopo l’esibizione degli ensemble in concorso, mentre la commissione giudicatrice per la proclamazione dei vincitori delle due categorie musicali si riuniva, il Teatro Eliseo ha ospitato alcune formazioni corali e di cantu a tenore nuoresi che hanno segnato la storia antica e moderna della musica sarda e in particolare nuorese; un piacevole gioco di rimandi tra i canti polifonici a quattro voci pari che, proprio nella città di Grazia Deledda nei primi anni cinquanta, hanno iniziato a proporsi ed hanno, in seguito, determinato la nascita della polifonia “di scuola nuorese”, un perfetto equilibrio tra il canto popolare e la musica colta e il cantu a tenore, caratterizzato da una voce solista sa ‘oghe, sostenuta dall’armonia di tre voci gutturali del coro che a tratti si fondono insieme per creare suggestioni uniche di una polifonia arcaica specifica della cultura pastorale dell’isola, che secondo gli etnomusicologi costituirebbe un patrimonio culturale unico tanto da essere stato riconosciuto dall’Unesco patrimonio immateriale dell’Umanità.

Lo spazio dedicato ai gruppi nuoresi è stato aperto dal coro polifonico dell’accademia di tradizioni popolari Su Nugoresu, che ha eseguito Luna. Subito dopo è stato il momento del cantu a tenore, caratteristico modulo musicale dell’area centrale logudorese e barbaricina, presentato dal coro Tenore Santu Caralu, che ha eseguito Cantu a isterrita e Sa zirada, un repentino cambio di contenuti poetici e ritmi che portano ai tempi musicali del ballo sardo; a questo canto ha fatto seguito Su ballu dillu, una delle diverse espressioni etnocoreutiche sia dell’area della Barbagia, sia logudorese.

La rassegna dei cori sardi è proseguita con lo storico Coro di Nuoro, formazione diretta dal maestro Gian Paolo Mele Corriga, ormai considerato padre della polifonia “di scuola nuorese” e uno dei principali artefici del movimento musicale della città; Mele proprio nella serata precedente è stato insignito con il titolo di “Padre del Folklore”.

Il coro ha eseguito il brano Zia Tatana Faragone, una sorta di ironico affresco di una bettola (zilleri) frequentata dai nuoresi tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Ultimo in ordine di scaletta, si è esibito il coro polifonico Amici del Folklore, altro organismo di riferimento della città, per il canto polifonico, che ha eseguito una rielaborazione del brano Mere Manna.

Il coro ha concluso con l’interpretazione del canto più caro al popolo sardo: S’Innu de su patriottu sardu a sos feudatarios, un vero e proprio inno rivoluzionario scritto nel 1794 da un intellettuale di Ozieri Francesco Ignazio Mannu che esortava il popolo Sardo ad una ribellione verso i soprusi dei feudatari dell’epoca.

A fine serata, la giuria, presieduta dal presidente della FITP Benito Ripoli e composta dagli esperti Marco Lutzu, Giampiero Cannas, Maria Luigia Martino e Tobia Rinaldo, ha espresso la seguente classifica: cat. A (Gruppi di musiche e Canti Etnici) al 3. posto il duo Tempesta-Dessì; 2. classificato il gruppo Etno Folk Sos Oriundos; vincitore della categoria il gruppo Moresca Nova, con la seguente motivazione: “La Giuria ha particolarmente apprezzato la riproposizione del brano in chiave etnica, oltre che una buona presenza scenica e una performance coinvolgente”.

Per la cat. B (Orchestre Gruppi Folklorici), si è classificato al 3. posto il gruppo La Rondinella, la piazza d’onore è stata conquistata dal gruppo Armonias de Ballu; mentre al primo posto si è imposta la formazione Antigas Serenadas, che ha ricevuto il seguente giudizio: “La giuria ha apprezzato sia la scelta del brano proposto, tra il vastissimo repertorio sardo, sia le qualità vocali degli interpreti”. Dopo i ringraziamenti del presidente della Federazione Benito Ripoli e del Presidente del Comitato Regionale FITP della Sardegna Gianfranco Uda, alle autorità locali e a quanti hanno contribuito al successo della manifestazione, la serata si è conclusa con la premiazione dei vincitori delle due categorie e con le esibizioni delle due formazioni prime classificate.