Conservatori e strumenti di musica classica

img

Con la riforma Gelmini i conservatori di musica, in quanto equiparati ai dipartimenti universitari, per quanto riguarda gli insegnamenti e la relativa didattica sono passati dai vecchi corsi decennali ai corsi strutturati simili a quelli delle università (tre + due); in concomitanza con tale adeguamento è partita la sperimentazione di una serie di nuovi trienni in varie discipline che diventeranno da sperimentali a ordinamentali.

A questo punto per chiarire le diverse questioni sono necessari alcuni esempi. Nei Conservatori di Cagliari e Sassari, nell’anno accademico 2003/2004, viene istituito il triennio sperimentale di Entomusicologia che per alcuni anni va avanti Sassari e per 14 anni a Cagliari sino alla chiusura da parte del Ministero della fase sperimentale; quindi, viene istituito, di fatto, il triennio di musica tradizionale. Nell’anno accademico 2018/2019, il conservatorio di Cagliari attiva un corso di musica tradizionale con tre indirizzi: uno Etnomusicologico, quindi solo teorico, che riprende i vecchi corsi sperimentali e due musicali: Bandoneon e Launeddas.

Un’esperienza pregressa e illuminante risale al 1957 quando il maestro Ennio Porrino, allora direttore del conservatorio di Cagliari, incaricò l’Etnomusicologo tempiese Gavino Gabriel di redigere un progetto per l’istituzione di una cattedra di Etnofonia Sarda. Nel febbraio dell’anno successivo Gabriel iniziò a tenere le lezioni che si conclusero nel 1959 in seguito alla morte prematura del direttore Porrino.

L’impegno didattico si rivelò più difficile del previsto soprattutto per la mancanza del materiale necessario alle esemplificazioni pratiche; in sostanza tale materiale sarebbe dovuto essere fornito appositamente da una Fonofilmoteca Sarda allora appena istituita. Nel 1957, in tale contesto culturale, Porrino aveva dedicato un articolo per la presentazione del corso di Etnofonia; nel saggio, fra l’altro precisa che «nessuna regione italiana, forse, ha un patrimonio etnografico come la Sardegna specie per ciò che riguarda il folklore musicale»; inoltre aggiunge che «questo prezioso materiale» poteva andare disperso in conseguenza dell’evolversi degli interessi e dei tempi.

Attualmente grazie alle attenzioni di molta gente per il patrimonio folklorico, alle connesse ricerche e studi condotti da parte di diversi accademici, gli strumenti musicali usati nell’accompagnamento delle varie performance durante gli spettacoli popolari, sono diventati argomento di indagine e di analisi così come da tempo lo sono gli strumenti musicali classici sui quali esiste una vasta saggistica che in questa sede si tralascia. Per quanto riguarda gli strumenti della tradizione popolare, invece, è opportuno rimandare alla monumentale opera in tre volumi di Febo Guizzi, Guida alla musica popolare in Italia; si tratta di un lavoro che dovrebbero studiare coloro che si occupano di etnomusicologia.

In tutte le regioni italiane abbiamo bravissimi esecutori e cultori di vari particolari strumenti impiegati nelle diverse zone culturali in cui hanno avuto origine; a tale riguardo si possono esemplificare le launeddas in Sardegna, la lira in Calabria, l’arpa di Viggiano in Basilicata, la cetera in Gallura, sempre in Sardegna, vari tipi di organetti ecc.

Tale diversità di strumenti ovviamente determina la necessità di formare sia gli esecutori che i relativi docenti che ne insegnino l’uso. Attualmente, questi strumenti sono insegnati soltanto in alcuni conservatori italiani, dove sono attivati i corsi di Musica tradizionale ad indirizzo strumentale o Etnomusicologico (DCPL65).

A parte il Conservatorio di Musica di Cagliari, del quale prima si è fatto cenno, è istituito un corso etnomusicologico nel Conservatorio di Vicenza e alcuni corsi di recentissima attivazione in Calabria. In questa regione, con Decreto Interministeriale n. 121 del 22.02.2019 l’Istituto superiore di Studi Musicali “Tchaikovski” di Nocera Terinese (Catanzaro) diventerà, a partire dal 1° gennaio 2021, il Conservatorio Statale di Musica Tchaikovski” di Catanzaro dove verranno attivati i corsi di musiche tradizionali con la possibilità di conseguire il Diploma Accademico di 1° e II° livello in Fisarmonica Diatonica (Organetto), Zampogna, Chitarra Battente e Lira Calabrese.

A tale proposito è opportuno precisare che l’ammissione ai Conservatori è subordinata al superamento di un esame che verifichi il possesso delle competenze teoriche, interpretative e/o compositive coerenti con i parametri delle istituzioni musicali europee di pari livello. Le competenze d’ingresso sono definite nei regolamenti di ciascun corso di studio.

Tuttavia su sollecitazione del Presidente Ripoli il Segretario Generale si è attivato per proporre una partnership tra il Conservatorio Statale di Musica “Tchaikovski” di Catanzaro e la F.I.T.P. Si presume che tale convenzione sarà sottoscritta appena si stabiliranno i termini dell’arrcordo. Pertanto, per i componenti dei Gruppi Folklorici sarà ritenuto documento preferenziale la presentazione di un attestato che, rilasciato dalla FEDERAZIONE ITALIANA TRADIZIONI POPOLARI, certifichi l’esperienza musicale, compositiva e interpretativa maturata con l’attività del gruppo di appartenenza; è ovvio che tale attestato sarà rilasciato a seguito di un’opportuna verifica delle competenze teoriche e pratiche acquisite.