All’entrata di un paese ci si ritrova difronte, spesse volte, a croci di pietra o di legno o piccole cappelline. Soprattutto nel punto in cui si biforcano quattro, ma anche tre vie. Ritornando dalla campagna i nostri nonni ci obbligavano a fermarci e fare il segno della croce. Per noi al tempo aveva lo stesso significato che passare davanti ad una chiesa. Luogo religioso, bisogna segnarsi. Poi, raccolti accanto al fuoco, un po’ più grandicelli, abbiamo capito che non era proprio così. I crocicchi, gli incroci di quattro vie o anche di tre a formare una Y, sono luoghi estremamente magici e ci si deve segnare per le presenze che si possono “incrociare”, presenze non benevole, maligne. Le leggende dei luoghi di passaggio partono da lontano, passando dalla Grecia, lontano Oriente, America Latina, Africa e giungono fino a noi.
I crocicchi nella credenza popolare sono luoghi dove di notte vengono seppelliti i suicidi, le streghe e forse anche i vampiri. L’incrocio tra strade diverse è metaforicamente un luogo di incontro fra due mondi diversi, quello normale e quello paranormale. Del resto, il bivio rappresenta il simbolo dell’eterno dilemma, su quale via intraprende, ci rende insicuri e deboli.
Nelle tradizioni popolari e cerimoniali sono luoghi di contatto, punti di intersezioni tra più mondi. Sono riti pagani, precristiani, che vedono il centro del crocevia, il centro del mondo, come luogo favorevole per il culto di molte divinità. Ecate, protettrice dei passaggi fisici e temporali, è diventata poi Diana e quindi la medioevale strega, la Perchta cimbra, la signora del bon zogo, ad esempio, è la Signora dei crocevia e questo è ben riportato in molti documenti, quali Papyri Graecae Magicae e il De Falsis Deis di Wulfstan II Arcivescovo di York, che spiega come fosse pratica pagana diffusa onorare Hermes e Odino proprio in un crocevia. La cristianità in realtà ha “storpiato” queste usanze demonizzando quello che era sacro. L’apertura al regno sottostante, le divinità che aprono il cammino, non possono essere viste come riti benevoli. Tutto ciò che nasce dal do ut des con la divinità, l’evocazione della divinità, non è mai cosa buona. Da qui nascono diverse superstizioni post-cristiane, che vedono l’incontro di tre o più strade come un luogo di manifestazione del diavolo e del maligno. Gli incroci sono talmente potenti che in alcuni paesini della Campania, ancora oggi, si consiglia ad una persona afflitta da tosse persistente: “Di andare a spaccare le quattro vie”, recandosi ad un incrocio di sicuro la tosse passa. Ma la terapia degli incroci ha radici profonde in tutto il mondo. In alcune parti della Francia, ad esempio, le punte delle unghie tagliate vanno messe in una carta che sarà posta in un bivio per cura la febbre che non passa. In alcune regioni tedesche è abitudine mettere agli incroci un pezzo di benda con il pus del malato o del ferito, in modo che quest’ultimo fosse guarito. E c’era anche una strana usanza che consigliava a chi soffre di febbre di stare a un bivio, capovolto, e di fischiare tre volte.
La divinazione del luogo in sé, luogo di passaggio, di confine, appunto, nasce dalla paura di non saper cosa c’è all’esterno e dalla voglia di preservare ciò che c’è all’interno. Le processioni legate alle Rogazioni e non, del resto, avevano come tappa proprio le croci in pietra o in legno. Il prete si ferma per benedire i prati ed i campi, chiedendo buoni raccolti e benedicendo con acqua santa recitava: “A fulgure et tempestate, libera nos Domine. A peste, fame, et bello, libera nos Domine! A flagello terraemotus, libera nos Domine”. Il motivo della presenza di queste croci sacre, delle cappelle e così via, nasce appunto dalla credenza che il diavolo si ferma come detto negli incroci.
E se prima di giungere al luogo dove siamo diretti attraversiamo tre incroci di sicuro lo incontriamo... Un uomo comune, un vecchietto con un bastone da passeggio. Per questo, i Romani così come i Greci ponevano lungo le strade rispettivamente la statua di Mercurio e quella di Hermes, come suddetto, per proteggere i viandanti ed è per questo che i cristiani lo hanno cristianizzato ponendo il simbolo più sacro a proteggerci. La Santa Croce. •