Il Cuore orante di una mamma

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C’è un tempo nella vita di ognuno, nel quale i ricordi dei momenti e dei fatti degli uomini, che hanno inciso con maggior forza, le fibre più intime dell’anima, riaffiorano vividi e lucidi con il loro enorme carico di memorie, dolori, speranze, paure, illusioni, attimi di gioia, prove d’amicizia e di affetto. È successo al sottoscritto qualche giorno fa. Sono stato in Spagna per l’IGF, unitamente al Presidente Dorel Cosma, a Nicolas Charlety, a Nidal Kassem e a Pahone Pop, per l’inaugurazione di una stele a Josè Antonio Vinas Mira, deceduto un anno fa. Nei tre giorni di permanenza a Ourense, suo paese natale, molti sono stati gli eventi a lui dedicati, tutti di grande impatto emotivo. La conferenza stampa e il saluto del presidente al Palazzo della provincia, gli spettacoli serali della “Carovana del Folklore”, intitolata a Josè Antonio; la deposizione di una corona di fiori dell’IGF sulla tomba del nobile figlio della Galizia; le Sante Messe in suffragio e l’inaugurazione di un monumento, opera di un prestigioso scultore spagnolo. I momenti più toccanti sono stati la deposizione dei fiori sulla tomba e l’inaugurazione della stele. In entrambe le occasioni i massimi Dirigenti della Federazione mondiale hanno posto le loro mani sul freddo marmo ed hanno giurato di operare, come Antonio sempre predicava, per il bene della stessa e di tutto il mondo del folklore. Certamente sensazioni diverse ognuno di noi ha vissuto, in quei momenti, con se stesso. Io sono riuscito bisbigliare, oltre alle consuete preghiere, in sintonia con la mia mente e il mio cuore… addio Josè Antonio.

Dopo qualche minuto, mi sono ripreso e i miei occhi hanno incrociano quelli straziati dal dolore e dalla sofferenza di mamma Maria Rita. E allora immagini e pensieri di momenti gioiosi e tristi passati con Antonio, sono riaffiorate, prepotenti alla mia mente… addio Antonio, addio.

Non si dice così quando si perde un amico? Addio è sempre una parola difficile da pronunciare, specie quando in ballo ci sono gli affetti, che tracimano le persone e invadono l’anima. Sono rimasto quasi incredulo nel guardare la foto sorridente del defunto e, quasi impigliato in quella parola definitiva, perché ogni volta che la si pronuncia, una persona, un sentimento profondo muoiono una volta di più. Nel mentre detti tristi e lugubri pensieri affollavano la mia mente, d’un tratto, una voce melodiosa ed eterea, baciata dagli Angeli, sembrava discendere dall’alto dei cieli e pronunciava , cantando, la parola più bella del mondo, che Antonio tanto amava “Ave Maria”. Era la voce di Maria Luigia Martino.

Tracotante è ritornato il periodo di vita trascorso con Antonio nell’IGF. Un periodo di vita che sembrava concluso, catalogato, archiviato. È ricomparso vivido a ricordare il filo della vita e della storia, che mai si spezza, anche se la memoria più non la vede. Josè Antonio Vinas Mira, grande studioso e ricercatore. Grande uomo, impegnato nel sociale, veleggia ormai sul grande oceano dell’Amore celeste. Su una strada cosparsa di fiori e note musicali, che creano una dolce sinfonia folklorica. Se ne andato in silenzio, secondo il suo stile di vita. Pur nella sofferenza, sereno, continua la sua rotta in un mare d’affetto e di amore. La sua è una grande eredità, ma non farà litigare nessuno, appartiene a tutti.

È racchiusa in quattro parole: bontà, morale, entusiasmo, impegno; il tutto farcito di etica e altruismo. “Posso esserle utile?”, “Prego vuole dirmi qualcosa?“ No, non era un tocco di fard o un suo balsamo, era uno stile di vita. Incarnava, sempre, l’idea che, nelle relazioni umane, fosse ancora possibile mettersi nei panni degli altri. Era questa la scorsa sotto cui nascondeva l’estrema sensibilità dell’animo, quasi una timidezza. Era schivo di ogni atteggiamento teatrale, con la modestia di chi ha la coscienza del proprio valore. Il gruppo folklorico è stato la sua vita (purtroppo breve), la sua seconda famiglia, a cui ha dedicato la sua passione e la sua attività, profondendo, a piene mani i tesori della sua anima. Dopo Rosen e Zenon, un altro figlio della nobile famiglia IGF s’incammina lungo i sentieri dell’eternità e la terra s’impoverisce e il cielo s’arricchisce. La morte di una persona cara ti strappa l’anima, il cuore, la vita.

Il corpo e i suoi resti vanno a riposare nel Cimiterium (dormitorio), dicevano i Padri latini; mentre per noi se ne va un pezzo di cuore, se ne vanno, in un colpo solo, anni di vita, di affetti, di gioie, spariscono le certezze. Il dolore s’impadronisce del corpo e dell’anima, per sempre, soprattutto, quello della mamma. Egli vive in te Maria Rita, nel battito del tuo cuore, lo stesso che tu hai acceso nel tuo seno con una scintilla d’amore. Affetti, carezze, nenie, canti, parole, immagini ed eventi vari, hanno riempito il tuo universo materno ed ora sono dolce rimembranza nel lago del tuo cuore. Il tuo adorato Antonio ha interrotto il cammino terreno, forse perché reclamato dal Padre celeste, che l’ha voluto per inserirlo nella nutrita schiera di Angeli e Anime Sante che cantano celestiali lodi e beneficiano di una imperitura e perenne pace eterna. Mamma Maria Rita, vorrei farti sentire il mio affetto, con i sentimenti di un’amorevole e fraterna amicizia, che traspare e rende protagonisti di gesti e di azioni di rilevante valore umano. Lascia cadere copiose le tue lacrime, solchino pure le tue gentili gote e, nutrite, irrorino il seme della serenità d’animo, tua, della tua famiglia e di tutti coloro, che sono stati vicini ad Antonio, hanno condiviso gioie e dolori e gli hanno, realmente voluto bene. Noi pregheremo il Signore che ti dia il conforto di una grande serenità d’animo e, insieme, continueremo a vivere nel ricordo di Antonio. Salutiamolo con la preghiera e affidiamo la sua anima alla Madre celeste, che ne ha guidato, con il suo Amore, l’esistenza terrena per gli impervi sentieri della vita. Sono cosciente, mamma Maria, la morte dell’adorato figlio è una perdita incommensurabile, che lascia attoniti. Se n’è andato un pezzo del tuo cuore, se ne sono andati quarantaquattro anni di vita insieme, di morboso affetto…

se ne andata la gioia.

M’inchino di fronte a tanto dolore. Il mio vuole essere solo un pensiero di speranza, di fede e di conforto. È con questi pensieri che mi unisco alle tue preghiere.

Grazie a te Josè Antonio per quello che hai dato per la conoscenza delle tradizioni della terra dei tuoi Padri e per tutto il mondo del folklore. Il tuo nome non perirà e il tuo canto continuerà ad allietare gli Angelici Cori, dinanzi al Padre della Luce, della Verità, dell’Eternità. •