E, fai l’amore con il sapore!
“Dio fece il cibo ma certo il diavolo fece i cuochi”
Il profumo è di quelli che ti fan godere dell’immaginabile Paradiso; la struttura è di quelle che ti rendon felici alla sola entrata; il titolare è semplicemente assa…ziante di garanzia e simpatia.
Siamo ad Isernia, e parliamo di “ Sorsi e Morsi “, ristorante per buon gustai, e divinamente profumato di sapori di mare.
“Buon giorno signore, siete solo o avete compagnia? “Inimmaginabile solitudine piena di compagnia dai sapori tinti di colori, assoggettati a profumi senza limiti di spazio, sapori da Mediterranea pesca assorta tra i confini dei due mari per eccellenza, Adriatico e Tirreno, spazi senza limiti di confine”, verrebbe da rispondere.
Mi siedo e non proferisco parola. Lascio all’“Oste“ il dovere della compagnia e della tavola. E’ paradisiaca bellezza essere assisi ed assorti a sentir lo sfrigolio dell’olio amoreggiante con il compagno pomodorino, aspettando di farsi spazio tra il sapore forte, ma sempre gentile dell’aglio o della cipolla debitamente “d Sernja”. Gli occhi si chiudono per un sogno lungo ed articolato, delineato senza pari dalla grazia di chi spera che tutto sia perfettamente simbiotico. Un tutt’uno con la cucina, lo chef, la sala, ed il buon vino, necessariamente ed immancabilmente, molisano. Peppe Allocca, il minuto fringuello di corte, titolare del ristorante, sembra passare dalla settimana enigmistica a Jovine, senza pause e ne tentennamenti. Una sovrastante vena napoletana lo porta ai tavoli come se passasse in rassegna il salotto buono dei nobili di via Chiaia. E’ uno spasso. Gira freneticamente come una trottola per dar magnificenza al servizio e ricchezza di aneddoti a chi del cibo ne fa un “cult culturale“.
L’inizio del viaggio è di quelli da capogiro. Si parte accelerando senza pensare all’arrivare.
Sembra di stare in un colpevole assembramento di complottisti che sperano in uno scivolone dell’inutile voglia di non essere predisposti al meglio. Ma il meglio arriva, ed arriva in abbondanza. Un piatto bianco cristallino si affaccia sotto il mento e si appoggia tra le pieghe di un tavolo pieno di allegria.
L’antipasto è servito, non prima però di un ben calice di bollicine che ti stuzzica allegria e ti apre al viaggio, senza allacciarsi nessuna cintura di sicurezza. La bontà che arriva e ti coglie di sorpresa con garbo, gentilezza, bontà e tanto colore, è la sicurezza.
- Ostriche, taratufoli, scampi, frittatine corredate da un corollario di salmone e baccalà.
Fare l’amore con il sapore è complicatamente sofferente se non predisposti e se, non si è preparati al piacevole gesto, mai senza goderne, però, del silenzio dell’Anima.
E silenzio sia… Ogni tanto il viso caro di chi spera in un sorriso, si contrappone alle efferate rotazioni mantibolari. E’ inutile sperare di potersi allontanare dal pensare cosa ci aspetterà poi. E poi fu!
Con gentilezza e certosina spiegazione, arriva a goder degli occhi, prima del palato, un prelibato piatto di spaghetti alle vongole veraci. Il profumo semplicemente già ti porta nell’attico del Paradiso, per favorirti il posto d’onore. Il prezzemolo fa da coriandolo alla colorazione sincera di un piatto che ahimè ha fondo. Non si finirebbe mai di toccare il cielo con le labbra di cui la lingua ne fa pulizia, senza mai lasciare al caso, l’apertura delle papille gustative. In un baleno la bocca si riempie di sottile tratto degno di un quadro di Rembrandt che, non potendolo gustare, lo si ammira senza pari. Profondità di felice senso del pudore, nel concedersi un bis prima della fine dell’apocalisse, unica via d’uscita dalla sistemica dipendenza alla felicità.
E’ tardo pomeriggio, ormai. Le luci si attenuano alla dimensione del sogno. Inizi così a chiederti se essere o non essere può essere sfatato dal dilemma di un secondo che arriva con la grazia di una frittura di paranza dal colore oro.
D’obbligo ricordare il grande Luciano Pavarotti che, seduto al tavolo di un noto ristorante di Padova, ebbe ad esclamare “Una delle cose migliori della vita è che dobbiamo regolarmente interrompere qualsiasi tipo di lavoro e concentrarci nel cibo".
Ogni sforzo, nel tentar di pensare nell’andar via, è vano. Il mondo attorno diventa un vortice in cui nessuno guarda cosa succede all’altro tavolo. Quando, poi, alzi lo sguardo all’altezza del perdi vista ad occhio, vedi solo ”lucciole e lanterne“.
L’attesa è per il dolce. Vien solo da proferire: “Ma che te lo dico a fa’?”.
Sorsi e Morsi, eufemismo del mordi e fuggi che comprende il rovescio di un eufemismo mai così scontato. Nulla di più estenuante al sol pensare che è ora tarda, occorre andar via poiché il locale deve prepararsi alla serata, e tu sei ancora li a sentir dei gemiti profondi che ti permettono di non aver fretta nel “far l’amore con il sapore”.