Incontri e riscontri tra il folklore sardo di Perfugas e quello russo di Brjansk

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Brjansk, una città della Russia europea sudoccidentale, mentre Perfugas è un piccolo centro sardo fra l’Anglona e la Gallura; le due comunità sembrerebbero lontane, ma alcuni incontri culturali avvenuti negli anni scorsi le hanno rese vicine e grazie alle tradizioni folkloriche molto simili per le attenzioni alle rispettive culture popolari. Nonostante gli incontri tra il Coro «Matteo Peru» e il gruppo folk «Krasnaja Gorka» della cittadina russa siano avvenuti tra il 1999 e il 2001, i ricordi rimangono tuttora piacevoli e limpidi.

Questi rapporti sono stati oggetto di indagine in una tesi di laurea discussa recentemente nell’Università di Sassari da Marta Brundu di Perfugas.

Il rapporto di amicizia fra due comunità e culture è nato nel 1999 a Perfugas, in occasione del Festival Internazionale del Folklore. In sostanza, si è trattato di una favorevole occasione per realizzare l’incontro tra i due differenti paesi e così consentire di stabilire contatti avvenuti poi in due successivi incontri a Brjansk. Nel lavoro di indagine per la tesi risulta fondamentale l’intervista fatta al presidente e un componente del coro di Perfugas, rispettivamente Giovanni Soro e Antonio Tortu; essi hanno messo in evidenza l’importanza degli incontri tra i gruppi che, ancora oggi, avvengono grazie all’intermediazione della Federazione Italiana Tradizioni Popolari e un più ampio network di organizzazioni folkloriche che fanno capo all’International Organization of Folk Art.

Grazie a tale intermediazione internazionale si possono incontrare e confrontare popoli differenti che sono depositari di culture diverse, ma, nello stesso tempo, arrivare a scoprire le diversità e cosi conoscersi. L’aspetto positivo di tale confronto avviene grazie al folklore che, in questo modo, unisce le popolazioni e non spinge verso forme di ostilità. Pertanto da ciò deriva che le identità culturali espresse dalle diverse culture popolari diventano motori e motivi di unione piuttosto che cause e stimoli per ribadire differenze e contrasti.

Tali risultati sono emersi anche dall’intervista fatta a Larisa, portavoce del gruppo russo che ha raccontato come, le manifestazioni svoltesi a Perfugas è stata una full immersion nella cultura sarda; a questo proposito Larisa ha sostenuto «Abbiamo ammirato la terra ed il cielo e assaporato ciò che è la vera anima di un popolo: la cultura e la spontaneità e l’ospitalità del sardo riflette loro stessi. Il folklore, in questo caso, non è solo esibizione ma comunicazione, confronto e condivisione. I sardi si possono chiamare amici e per noi russi questo è un aggettivo molto importante. Inizialmente noi possiamo risultare freddi e distaccati, ma se un russo ti chiama amico è una cosa molto importante, lo sentiamo dentro. E in questo caso lo abbiamo sentito, perché Perfugas è come noi».

In tali incontri potrebbe essere un problema la comunicazione linguistica; al contrario gli intervistati hanno chiarito che la lingua non costituisce una barriera; si tratta soltanto di prendere atto di una differenza da cui si può solo imparare.

Da qui la conclusione operativa secondo la quale, come sostiene Giovanni Soro: «Il folklore unisce e non separa, in quanto, alla base dei rapporti sociali che si stabiliscono negli incontri folklorici, c’è sempre la condivisione di un progetto identitario dove la cultura e la conoscenza delle tradizioni stanno al primo posto insieme alle oggettive diversità culturali dei differenti popoli; quindi, gli scambi culturali valorizzano le diversità soprattutto oggi, in un mondo dove il diverso viene percepito in maniera negativa e non si ha neanche la predisposizione a conoscerlo.