A carnevale ogni scherzo vale. Non a Vinchiaturo, gradevole paese in provincia di Campobasso. Non ci si maschera, non si balla, ma si canta al suono di forme di formaggio “Pezze de Casce”, che vengono lanciate lungo le vie del paese, in una sorta di gara a squadre.
La location è la Piazza Municipio, i protagonisti amici volenterosi appassionati che han voluto riesumare dal dimenticatoio delle antiche tradizioni carnevalesche del paese, una tradizione antichissima, non solo Vinchiaturese o Molisana.
Un antico percorso che si articola su salite e discese fino a ritornare sui propri passi davanti a “lo castello di Vinchiaturo” meglio conosciuto come casa Jacampo dove, su un antica basola di pietra locale, il vincitore sempre a forza di lanci dovrà collocare la “pezza de casce” pronunciando la fatidica frase: “A la `n `tutta!”, o meglio “È tutta qui!”.
Ma il gioco popolare in che consiste? Nel raccogliere elementi orali dagli amici Luca Zappone, odierno conservatore delle tradizioni vinchiaturesi, e Antonio Nicotera, in arte Nian, storico, poeta e artista vinchiaturese doc, siamo riusciti a ricostruire le fasi del gioco e la sua ineluttabile goliardia.
Si gioca a due squadre di numero illimitato di partecipanti e a turno, a forza di bicipiti, la pezza, forma di circa trenta chili di parmigiano, viene lanciata sul percorso prestabilito. Tale ha subito delle modifiche logistiche nel tempo mantenendo però l’originale campo di gara.
Una volta che la Pezza è stata lanciata dal giocatore verso un punto scelto dal caposquadra, la stessa dovrà tornar sempre ben visibile dal pubblico e dagli avversari; in caso contrario, viene proclamata “J’è ceca!”, o meglio è cieca, cioè non si vede e così il tiro viene dichiarato nullo per la compagine a cui il tiratore appartiene. Per motivi di svantaggio comunque, è possibile usufruire delle “bbòtta”, una sorta di carta jolly che dà la possibilità di decrementare lo svantaggio acquisito. Tali tiri, “la bbòtta”, vanno usufruiti dopo gli scassi della partenza. Essi trattasi di passi carrai dei marciapiedi in pietra davanti all’asilo come stabilito dalle antiche regole tramandate dai vecchi giocatori.
Alle urla dei partecipanti e del numeroso pubblico di appassionati: “Luàteve ca’ passa le casce!” e poi ancora urla, contestazioni scherzose e duetti ciarlieri tramati ad arte per rendere più piccante il gioco, si contrappongono gli applausi e le burlesche goliardie dettate da qualche buon bicchiere di vino.
Non mancano tirate di casacca, schiaffi e pacche rumorose artatamente castrone dai più veterani con parole pesanti e minacce appartenenti all’antico canovaccio della tradizione carnevalesca vinchiaturese. Non manca chi condisce con fresca zizzania il piatto del divertimento.
Al calar del sole, il gruppo si fa sempre più rumoroso ed impaziente. Nel dirigersi e riunirsi verso il traguardo, si spera nella meta sulla pietra antica. La pezza, tra giramenti di testa e numerose escoriazioni sarà deposta vittoriosamente con la stentorea frase “A la `n `tutta!”. Ma certamente non è il traguardo a far terminare la festa. Essa continua nel degustare la pezza, divisa tra gli stanchi ma felici vincitori. La notte impera dopo la sera e, mentre una stanca folata di bora porta lontano fumi di odorosi camini, ancora riecheggia “Luàteve cà passa le casce!”. Questa volta è solo la eco a farsi strada mentre, tra balli e facce rosse dall’inebriante delizia di Bacco, la notte lascia spazio alla cenere del fuoco che pur spegnendosi, non lascia spazio all’ozio. Vinchiaturo è già pronto alla prossima Pezza de Casce, e con essa la voglia di partecipazione nel segno della tradizione che, fulcro di una comunità ancora viva e aggregante, farà pensieri di vittoria e lussureggianti pasti dettati dal sapore della festa. Per dovere di cronaca la Pezza de Casce vinchiaturese si tiene nelle tre domeniche di carnevale. Si comincia con la Pezza dei bambini, poi delle “femmine”. Il gran finale spetta agli uomini. Una volta si usava lanciare la pezza da fermi con un piede in una forma a tino “mezzett”. Le squadre sono riconoscibili da fazzoletti tipo bandana di colore verde e rosso.
“Se fosse gioco ne farei un sogno, se fosse un sogno non smetterei mai di giocare”. •