La terra promessa

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Pastori e greggi in viaggio dall’Abruzzo, storia di una lunga e corta transumanza

 

La transumanza, epica processione di uomini e animali che si spostavano verso territori di pascolo può definirsi metafora del viaggio umano, un andare verso una terra attesa e promessa e un tornare nel posto delle radici. 

Gli storici tratturi abruzzesi erano chiamati Tratturo magno: L’Aquila-Foggia, Tratturo Marsicano: Celano-Foggia, Tratturo Sangritano: Pescasseroli-Foggia. Bracci, tratturelli e tratturi minori, come il Centurelle-Montesecco e l’Aleteleta-Biferno, stabilivano uno schema ramificato che impegnava quasi tutta la regione. Il versante di Teramo era attraversato dal tratturo che, interessando la zona di Piane Roseto, partiva dall’Alto Vomano, tra Cortino e Nerito, per raggiungere ad Ortona il grande tratturo aquilano. In quest’area la via erbosa lasciava spazio alla sabbia del litorale che conduceva greggi e uomini in riva al mare tanto da ispirare il Vate nel canto I Pastori - O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina! -.

Molte abitazioni della montagna abruzzese di un tempo passato conservavano, appeso in cucina o dietro la porta d’ingresso, un quadro cartaceo che riproduceva l’immagine della Madonna Incoronata al centro, San Michele Arcangelo mentre schiaccia il diavolo sulla sinistra e San Nicola sulla destra. In questa icona, della quale un esemplare è visibile anche nel Museo della Lana di Scanno in provincia dell’Aquila, si racchiude il triplice percorso devozionale e l’universo protettivo dei contadini ma soprattutto dei nostri pastori. Possiamo tentare di delineare i percorsi cultuali del mondo pastorale in movimento nell’Italia centrale con i relativi percorsi tratturali. Come se uomini e greggi si muovessero all’interno di un’ideale grande cattedrale nella quale l’altare maggiore era definito dalle méte culturali pugliesi dei grandi Santuari di Monte Sant’Angelo sul Gargano, di Foggia e di Bari e le tante cappelle della ideale basilica si definivano nelle numerose chiese, cappelle, grotte che dall’Abruzzo alle Puglie insistevano a lato delle grandi vie verdi. L’arrivo presso uno dei piccoli luoghi di culto, spesso, era atteso sulla tabella di marcia dei transumanti perché coincideva con i riposi e gli incontri di commercio viario, oltre che con la continua richiesta di protezione dei santi e della Madonna.

Culti, preghiere, pellegrinaggi si snodavano sulle grandi arterie verdi che erano i tratturi dei quali si hanno notizie ancora prima della civiltà romana, giungendo alla conclusione che le grandi strade che costituivano la rete viaria ricalcassero destinazioni già precedentemente percorse da uomini e animali, tratteggiando anche aspetti devozionali che hanno contribuito, oltre ai commerci, a collegare luoghi di devozione e rituali connessi.

La transumanza abruzzese si snodava dalle montagne e seguiva percorsi multipli recandosi nelle Puglie, attraversando il Molise, altre greggi provenivano anche dall’Agro Romano. Grandi flussi di uomini, animali, carri, costituivano una comunità in cammino poiché non erano solo pastori e pecore ma commercianti e artigiani che seguivano i percorsi tratturali con specifiche mansioni lavorative. Si vendeva e si acquistava merce lungo quei cammini e le molteplici attività facevano in modo che, nei paesi che si incontravano, erano attesi coloro che da lontano portavano le merci richieste e, a loro volta, potevano acquistarne. A corredo delle più importanti località di culto come Foggia, Monte Sant’Angelo e Bari, tante altre se ne aggiungono lungo il percorso dei pastori che in alcuni casi, soprattutto nel percorso teramano, potevano anche fermarsi nella stessa regione utilizzando aree erbose definite da contratti d’affitto. Era una transumanza più breve nella distanza ma i periodi erano gli stessi. Arrivando nei pressi della costa teramana le torri di avvistamento erette per controllare l’arrivo dei nemici dal mare come a Martinsicuro a Cerrano, erano anch’esse punti di ritrovo. I pastori e tutta la carovana al seguito erano attesi dai soldati che potevano rifornirsi di provviste che loro vendevano e, nello stesso tempo, se fosse arrivato qualche pericolo i transumanti potevano essere avvisati dai segnali diurni di fumo o quelli notturni di fuoco dall’alto di queste costruzioni. L’area costiera settentrionale dell’Abruzzo risulta antropizzata in un secondo tempo rispetto a quella collinare, le greggi per questo avevano agio di fermarsi sulla spiaggia fino a quando case e vie non definirono i centri abitati sulla costa in modo più strutturato in periodo ottocentesco. Ancora vive nella memoria documentale, nei primi decenni del ‘900, le avvertenze per i pastori circa l’osservanza di percorsi viari preposti all’attraversamento di centri costieri abitati per arrivare sulla spiaggia, come a Roseto degli Abruzzi. Il tempo ha accelerato alcune operazioni di spostamento. Le immagini di greggi che, negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, scendendo dalle montagne teramane, lungo il fiume Tordino si ritrovavano nella zona preposta vicino alla stazione ferroviaria di Teramo per essere caricate su appositi vagoni che le trasportavano in Puglia ci restituiscono una forte testimonianza. In seguito il lavoro dei pastori locali è stato sostituito dalla presenza di addetti ai lavori provenienti dai Balcani. Negli ultimi anni dalla montagna teramana i camion trasportano le pecore sulle erbose colline prospicenti le coste durante l’estate. In questo flusso di storia e di cultura economica, sociale e devozionale si intrecciavano località, fiere, santuari, i legami si stringono nella condivisione di riti e preghiere come il culto dell’Incoronata di Foggia che si ritrova anche a Sulmona e Pescasseroli nell’Abruzzo aquilano. San Michele Arcangelo è venerato in Puglia ma a Civitella del Tronto in area teramana una grotta ci segnale in culto Micaelico. San Nicola, proveniente d’oltremare, è stato sempre ricordato nelle orazioni e nelle chiese delle comunità arbresc presenti in Abruzzo. Le date rituali di partenza e di ritorno, come si è detto, coincidevano spesso con date celebrative religiose. Il 29 settembre, alla partenza, si ricordava San Michele Arcangelo e il ritorno era in prossimità della ricorrenza di Sant’Antonio da Padova in 13 giugno. Nei pressi del paese di Frattoli, lungo il breve tratturo teramano, si trova una piccola chiesa di ottocentesca fattura dedicata a questo Santo, il santo del ritorno. Nella modificazione di spazi, persone e dinamiche di oggi, ancora realtà artigiane pastorali ripetono l’arte dell’intaglio del legno, come Gino, pastore di San Giorgio nella montagna teramana che intaglia bastoni e Madonne. Tra le donne di Cerqueto, paese sotto il Gran Sasso, una piuttosto anziana mi ha narrato che per proteggere la sua salute durante la gravidanza aveva indossato una cinta di stoffa al cui interno era inserito un budello di lupo. La forza dell’antico nemico di greggi e uomini era racchiusa in una parte del suo corpo di cui la donna si era impadronita per potenziare la propria. L’antico legame naturale tra uomo, pecore, cani da pastore e lupi si concentrava in un talismano carico di storia.