La storia dell'Umanità è stata, periodicamente, interessata da crisi che, spesso, hanno fatto prefigurare scenari apocalittici, fino a mettere a dura prova la sopravvivenza dell'uomo. Nell'attuale contesto pandemico, né le scienze mediche, né la tecnologia avanzata (vedi i tanti incontri telematici), hanno affievolita la paura fisica e, soprattutto, la vita sociale, rimasta intatta ed identica in ogni epoca.
La dura prova della pandemia, se da un lato, indubbiamente, ha indotto l’uomo ad un ripiegamento su se stesso, dall’altro, pur evocando o suscitando paure di scenari “apocalittici”, ha anche, aiutato a recuperare la consapevolezza della sua autentica natura e dunque a riscoprirla, a riflettere sulle proprie fragilità e potenzialità e sui grandi temi legati alla vita umana, ai suoi compiti, ai suoi valori, ai suoi destini. E, forse, l'esperienza di questi ultimi mesi ci indurrà a riflettere e a riconoscere che l'uomo è, sì, potente, ma non onnipotente.
Noi del mondo del folklore, abbiamo la netta sensazione che la stagione degli interrogativi (2020), della 'fatica del pensare' e della capacità di uno sguardo lungo sulla molteplicità delle complesse questioni di tornare a vivere, siano, ormai, disarcionate, per far posto alla nuova stagione più intrigante delle risposte totalizzanti a buon mercato, ma senza alcuna certezza da mettere in campo. Questa pandemia, che da un anno ci sta sconvolgendo, va compresa e non solo vissuta, va letta e capita per non essere solo subita. Certo non è facile farlo nell'immediato. Siamo obbligati a farlo come società, come singoli, come comunità.
Noi folkloristi siamo chiamati a dare un senso alla nostra programmazione nel migliore dei modi. Dobbiamo chiederci e fare discernimento per capire che cosa sta accadendo a livello cognitivo, emotivo e razionale. Per cominciare a prevedere che cosa ci aspetta quando finirà. In questi mesi in tanti, troppi si sono cimentati tramite libri, articoli di giornali e riviste (anche noi su "il Folklore d'Italia"), in letture diversificate, per tentare d'inquadrare gli accadimenti, per dare un senso al dolore, alla delusione, allo scoramento.. Si è tentato di capire quali cambiamenti, questa tragedia, sta provocando a livello economico, sociale e, soprattutto Culturale.
Le domande sono tante: che idea di attività folklorica dopo la pandemia? Quale idea di associazionismo dovremo implementare?
Quale idea di assistenza ai gruppi dovrà mettere in opera la FITP per accompagnarli verso un'agognata normalità? Quali accorgimenti deve mettere in atto per accompagnare l'uscita dei gruppi dalle situazioni di fragilità riorganizative? Quale posto avrà il mondo virtuale quando si tornerà al mondo reale?
Dobbiamo delle risposte, ci appelleremo (lo stiamo già facendo) alla nostra cinquantennale esperienza, alla nostra riconosciuta programmazione strutturale e, soprattutto, alla messa in campo di nuovi paradigmi culturali, che devono farsi strada in quanto il pensiero si è , fortemente, rarefatto nei social, nei quali la risposta rapida su ogni tema, rischia di essere puro slogan. Un pensiero che non riflette la condizione dell'uomo, ma della sua immagine riflessa nello specchio, che ritrae solo se stesso e la sua solitudine, sbiadendo la bellezza dello stare insieme e di ciò che lo circonda.
…CI RIUSCIREMO
Supereremo, per gli appartenenti alla nostra famiglia, la “ frattura sociale”,causata dalla pandemia.
Li condurremo fuori dal disagio psicologico-relazionale delle varie forme depressive, problemi connessi alla solitudine, all’isolamento.
Inculcheremo ottimismo ed entusiasmo e relegheremo smarrimenti e paure nel dimenticatoio.