Ancora una volta siamo chiamati a vivere tempi difficili e non s’intravvede un barlume di luce che, possa rischiarare situazioni, che definire “forti”, con il persistere della pandemia, appare pura e semplice utopia. Siamo, nonostante un affievolirsi dell’aggressione pandemica, fortemente provocati e provati dal dolore, che non smette di attanagliare tutto il genere umano, provocando morti e, soprattutto, inenarrabili sacrifici, che ormai hanno debilitato tutti, distrutto generazioni messe in ginocchio tutti i settori economici. Siamo ormai figli di un’umanità fragile, ma ancora capaci di responsabilità. Siamo abitanti di una terra, seppur ferita, bellissima e di un mondo, quello del Folklore pregno di valori e più vivo che mai. Per essere, però, in linea con i rimedi, che la medicina (vaccini) ci ha messo a disposizione, è necessario appellarsi alle peculiarità che il Folklore ci offre, invitandoci a nuovo entusiasmo e ad un cambiamento radicale del nostro essere: intellettuale, relazionale, sociale, culturale e morale. Dobbiamo scommettere sulla possibile metamorfosi radicale, capace di farci mutare rotta e direzione, tanto a livello personale che di comunità. Il nostro mondo non può deludere, deve inculcare entusiasmo, deve vivere passionalmente questo momento di rinascita, da tutti agognato.
Ci manca la gioia dei nostri incontri; è venuta meno la passione che ha animato, sempre, le nostre manifestazioni; abbiamo parcheggiato in soffitta il sentimento che permea i nostri spettacoli; È ormai una bellezza velata e offuscata la fratellanza che predichiamo con il canto dei nostri Padri. Anche noi ci siamo adeguati all’idolatria dell’individualismo. Ci manca la fraternità perché ci spaventa la responsabilità ed infine, ci siamo fatti rubare la città perché ognuno pensa solo a se stesso. Al contrario il Folklore ci consegna la legge che inneggia alla solidarietà, perché non possiamo costruire le nostre città, inneggiare al territorio, alle nostre terre, alle nostre abitudini, quelle che ci hanno tramandato i nostri Padri, se poi fondiamo i nostri rapporti unicamente sul denaro, sugli affari, sui guadagni e sul profitto.
È palese che la pandemia ci ha fatto capire che la salute fisica, affettiva e relazionale di ogni persona, è nella mani di tutti e dell’intera società, non un fatto puramente privato: o ci salviamo tutti o naufraghiamo tutti. Ogni cosa si declina con la cultura del cuore.
Ho vissuto, come in un flashback, queste mie considerazioni ed ho ripensato a quest’anno di difficoltà pandemiche; agli spettacoli che non ci sono stati; ai tanti nostri anziani che sono passati a miglior vita; a coloro che hanno abbandonato le nostre sedi.
Una crisi di sconforto attanaglia la mia mente, cerco di pensare positivo, ma il mio cuore si ribella e mentre la penna scivola sulla candida carta, reclamando uno scritto, una tempesta di contraddizioni si scatena in me. Maledetta pandemia… D’incanto, mi vengono alla mente, le parole dell’ex Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, quando ha ricevuto a Palazzo Chigi, la Dirigenza nazionale FITP: “Folklore, Tradizioni, Famiglia”.
Un titolo e un tema, solo apparentemente retrò, in realtà di straordinaria attualità, in un mondo in cui sembrano essersi smarriti tutti i riferimenti ideali ed etici, su cui fondare una qualche forma di convivenza civile ed una prospettiva di futuro, ripartendo dalle proprie radici. È l’unico progetto di vita, che abbattendo muri e barricate, può progettare e credere nella rinascita ed in un futuro migliore.
Pensiamo, per un momento, ai nostri Padri, che hanno rifondato la ricostruzione del nostro Paese e ce lo hanno consegnato in condizioni ottimali, nonostante uscissero da una tragedia, la guerra, che tante vittime aveva mietuto e tante tragedie generate. Come allora, bisogna scavalcare quel muro intriso di sangue. E allora riviviamo la triade su menzionata, noi possiamo.
I Gruppi folklorici devono illuminare la strada, oggi cosparsa di morte e tanfo letale di nullismo. I giovani, durante la pandemia, ce ne hanno indicato una quarta: la Libertà.
Senza di essa i Gruppi folklorici perderebbero lo splendore dei propri colori, la memoria e l’attualità dei propri messaggi, il calore e il vincolo del sangue. Con la libertà si accendono i motori della creatività e dell’operosità di una umanità restituita a se stessa. Grazie ragazzi. Non permettete a nessuno di mutilare la vostra terra, le vostre tradizioni, i vostri costumi.
Per la difesa di questi valori, i nostri Padri,hanno sacrificato la propria vita e nessuno ha il diritto di deturpare e distruggere i nobili versi che magnificano la grande Opera del Signore, nel nome della libertà. Tutto questo ci renderà veramente uomini (del Folklore e non solo) ci donerà una pace ed una gioia senza tramonto.