Pellegrinaggio dei gruppi folklorici della FITP al Santuario di San Pio

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Julien Ries sostiene che scopo di un pellegrinaggio è il raggiungimento di una meta sacra e talvolta il congiungimento con la collettività universale dei credenti in una comune esperienza di penitenza, di rigenerazione e di festa.

Nella storia delle religioni, il termine pellegrinaggio designa una particolare pratica devozionale che consiste nel recarsi collettivamente o individualmente ad un santuario o ad un luogo sacro per compiere atti cultuali con scopi votivi o penitenziali.

Questo fenomeno religioso non è soltanto cristiano, ma vede numerose attestazioni in tutta l’area del Vicino Oriente mediterraneo, dalla Mesopotamia fino all’antico Egitto e nella ancora più lontana India.

Nel passato così come ancora oggi, i luoghi meta di pellegrinaggi erano ritenuti particolarmente sacri, solitamente perché si era verificata una teofania. Per esempio, nel mondo ebraico l’abitudine di compiere un pellegrinaggio al santuario è attestata fin dalle fonti più antiche presenti nel Vecchio Testamento.

Antichi rituali, quali quelli riportati nel libro dell’Esodo e del Deuteronomio, sono concordi nell’indicare tre feste principali (Hag in ebraico). Le Hag sono oggi indicate come feste di pellegrinaggio perché, nel passato, comportavano la necessità di uno spostamento fino ad un santuario.

In ambito cristiano , il pellegrinaggio è stato, fin dai primi secoli, ampiamente praticato come esperienza spiritualmente vivificatrice. Nell’antichità classica, erano frequentati da pellegrini richiedenti grazie in importanti santuari come quello di Delfi, di Olimpia e di Delo; sono famosi i pellegrinaggi dei musulmani alla Mecca e quelli dei fedeli indù per purificarsi nelle acque del Gange.

Nel Cristianesimo, dopo il periodo delle persecuzioni, monaci, clero e semplici devoti intrapresero numerosi viaggi-penitenziali verso Gerusalemme, luogo della predicazione di Cristo, e verso Roma, dove Pietro e Paolo col martirio avevano fondato la Chiesa universale.

Si peregrinava non solo verso luoghi di martirio, ma anche verso coloro che erano ritenuti maestri viventi di spiritualità; così il giovane spagnolo Orosio scelse il pellegrinaggio verso i luoghi in cui Sant’Agostino e San Girolamo avevano impartito i loro insegnamenti.

Nel Medioevo, l’organizzazione imperiale delle comunicazioni garantiva una certa sicurezza di spostamenti; tuttavia, le difficoltà di alloggiamento indussero il clero o le comunità monacali a costruire rifugi e ospizi per i pellegrini.

Nei secoli X e XI, i pellegrinaggi cristiani d’Oriente andavano verso il monte Athos; invece, quelli delle comunità occidentali andavano verso il Gargano, dove era situata una cappella miracolosa dedicata a San Michele.

Per esempio, qui giunse in pellegrinaggio l’imperatore Ottone III di Germania. Le cronache ricordano che nel 1050 il re di Scozia Machbeth giunse pellegrino a Roma, seguendo e precedendo altri sovrani in cerca di riscatto penitenziale. In conseguenza del fatto che durante le crociate l’affluenza dei pellegrini a Roma era notevolmente diminuita, il 22 febbraio del 1300 Bonifacio VIII promulgò la Bolla del Giubileo che concedeva l’indulgenza plenaria a tutti coloro che, in quell’anno, avessero visitato le basiliche dei Santissimi Pietro e Paolo. Un’altra imponente ondata di pellegrini verso Roma si ebbe a partire dal Natale del 1349 e per l’anno giubilare di cent’anni dopo, nel 1450.

2. Sostiene Raymond Oursel, il pellegrinaggio è «un atto volontario col quale un uomo abbandona i luoghi a lui consueti, le proprie abitudini e il proprio ambiente affettivo per recarsi in religiosità di spirito, fino al santuario che si è liberamente scelto o che gli è stato imposto dalla penitenza» .

Giunto alla fine del viaggio, il penitente attende sempre, dal contatto col luogo santo, che venga esaudito un suo legittimo desiderio attraverso la preghiera e la meditazione. Oursel afferma anche che numerosi ex-voto testimoniano come già nell’antichità si praticassero pellegrinaggi votivi rivolti alle divinità taumaturgiche.

Il Cristianesimo che ha accolto questa tradizione l’ha trasfigurata ed esaltata, offrendo i luoghi che testimoniavano la nascita, la vita e la morte di Cristo . Però, non solo l’esempio di Cristo era sorgente di fede; per i cristiani era stimolo di fede e di culti anche il sangue dei martiri versato nelle persecuzioni sull’esempio di Cristo.

Nell’Alto Medioevo, le reliquie costituiscono l’elemento più sorprendente dell’intensa religiosità popolare. Infatti, il clero cercava di procurarsi tali pregiati resti ponendoli in casse finemente lavorate ed esponendoli dentro nicchie.

Santuari e basiliche, nel X secolo, costituirono come conseguenza quasi naturale meta e, allo stesso tempo, impulso per i pellegrinaggi. Ogni qualvolta sorgeva un nuovo santuario, si verificava un grosso afflusso di fedeli desiderosi di testimonianze, di solitudine e di pii ricordi.

I primi pellegrini occidentali non sono altro che nomi che sfumano nella leggenda; si tratta di coraggiosi viaggiatori che, in nome della fede, erano disposti ad affrontare mille traversie; erano sognatori che fomentati dai racconti «meravigliosi» e dagli esempi consolatori lasciavano tutto pur di soddisfare una forma di ricerca dell’incredibile e del miracoloso, ignari che il prezzo più grande da pagare sarebbe potuta essere la vita stessa.

Il pellegrinaggio era altresì un modo per appagare l’avidità di conoscenza che trovava pace solo con l’osservazione diretta e materiale di ciò in cui si credeva . Indubbiamente la speranza di recuperare la salute per sé o per una persona cara, spesso, legittimava il viaggio per visitare la tomba di un santo taumaturgo; i grandi santuari brulicavano completamente di infermi con stampelle, di ciechi e malati febbricitanti. L’usanza del periodo portava molti pellegrini a intraprendere i viaggi più duri, a trascinarsi da una tomba ad un reliquiario, fino a quando non si riteneva di aver trovato un santo benevolo che si pensava potesse concedere le grazie richieste.

Numerose cronache medievali, riferendosi a questo tipo di viaggio, testimoniano come il pellegrinaggio rappresentasse un profondo desiderio di penitenza che dava forza e vigore al corpo e all’anima. Era il voto a sollecitare la scelta del santuario, la cui visita rappresentava il fine stesso del pellegrinaggio.

Recarsi come pellegrino in Terra Santa significava raggiungere il massimo delle aspirazioni. Fra l’altro, per la difesa di questi luoghi erano stati istituiti due ordini militari: quello dei Templari, originario della Champagne e sostenuto da San Bernardo, e quello dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme.

Ciò nonostante il pellegrinaggio in Terra Santa era costellato da diverse e numerose difficoltà. Per questo motivo, l’Occidente aveva pensato di offrire mete più facilmente accessibili come le tombe degli apostoli Pietro, Paolo e Giovanni.

Compostela era l’altro luogo che insieme ai precedenti costituiva l’obiettivo di uno dei maggiori pellegrinaggi della cristianità medievale. Santiago, poi, simboleggiava la reconquista della Spagna cattolica sul dominio dei Mori: la croce contro la mezzaluna, Cristo contro Maometto.

Secondo la mentalità religiosa medievale, il vero pellegrinaggio, l’unico che arricchiva di grazie infinite doveva essere compiuto a piedi. Come conferma la Guida del pellegrino di Santiago, la maggior parte dei viaggi, infatti, veniva compiuta a piedi, in quanto il lungo camminare, la fatica e la spossatezza erano simboli di penitenza che aumentavano notevolmente il valore del pellegrinaggio.

Quando si analizza la fenomenologia di un pellegrinaggio, è di fondamentale importanza la ricostruzione degli itinerari dei pellegrini. In genere si procede dalle tappe giornaliere del pellegrino per individuare l’organizzazione stessa del viaggio, distinta in alloggi e collegamenti.

Il pellegrino doveva fare i conti con le notti insonni, lo scarso nutrimento, la febbre dovuta ai continui mutamenti di clima che rallentavano considerevolmente il cammino. Ma non solo coloro che erano dotati di buona salute e prestanza fisica intraprendevano un viaggio.

Anche e soprattutto persone anziane e malate in cerca di guarigione partivano in pellegrinaggio, risolute nell’affrontare e combattere il dolore e la terribile fatica. Il cammino del pellegrino non si districava lungo la normale rete stradale, che non teneva conto delle esigenze di vettovagliamento e di alloggio utili ai viandanti; bensì procedeva attraverso le vie parrocchiali, cercando di evitare i tratti solitari propizi alle imboscate, ma attraversando i villaggi che si incontravano lungo il tragitto.

Nonostante ciò vi erano i punti di passaggio obbligati come i passi di montagna, i guadi e i ponti sui fiumi che non potevano essere evitati. Lungo tale percorso si incontravano priorati, ospizi, cappelle e locande adeguate a facilitare il ricovero dei pellegrini in viaggio.

Croci di pietra o di legno erano talvolta conficcate sulla sommità dei passi di montagna o lungo i sentieri. La croce non voleva essere solamente un simbolo di fede davanti al quale prostrarsi o segnarsi in atto di devozione, ma principalmente costituiva l’indicazione di una via o di un incrocio utile al viaggiatore per regolarsi sul cammino ancora da fare.

Gli ospizi e gli ospedali siti lungo il tratto di strada non erano soltanto centri di soccorso gratuiti per i viandanti poveri, malati o distrutti dalla fatica, ma addirittura luoghi nei quali i pellegrini uccisi dai briganti potevano trovare degna sepoltura.

Erano edifici di controllo e di sicurezza votati all’ispezione e alla salvaguardia della viabilità. Lungo il cammino era consuetudine compiere alcune pratiche devozionali, come le offerte ai santuari. Di solito l’offerta più diffusa era il trasporto di una pietra di calce che simboleggiava per antonomasia la donazione del povero al luogo santo tanto amato e per lungo tempo cercato.

L’offerta dei ricchi doveva essere molto più consistente, anche perché questi ultimi, secondo la mentalità del periodo, con i loro doni dovevano riscattare la condizione di privilegio che era costituita dal loro status.

Così le loro offerte dovevano essere costituite da oggetti molto preziosi, tanto che ogni santuario possedeva un proprio tesoro, accresciuto nel tempo da pezzi rari, alimentati dalla devozione. Tuttavia, lo sforzo del pellegrino oltre a contribuire con doni materiali, che potevano andare dal portare un’anonima pietra fino a regali consistenti, era quello di dover sostenere fisicamente la strada giorno dopo giorno e di continuare a preservare la straordinarietà dello stato di grazia che aveva determinato il suo voto, nonostante le mille difficoltà quotidiane.

La recita del rosario favoriva il mantenimento della determinazione e l’abbandono alla clemenza e alla protezione divina . Generalmente il pellegrino teneva nella mano destra il bastone da marcia e nella sinistra il rosario a grossi grani che, verso la fine del Medioevo, verrà considerato suo attributo fondamentale.

Quando, di tappa in tappa, ora a malincuore, ora rassegnato, il pellegrino giungeva alla meta tanto desiderata e sofferta e quando davanti ai suoi occhi si ergeva il santuario, tutta la fatica accumulata scompariva, in quanto la sua ragione di vita si era compiuta e ogni sofferenza e ogni delusione acquistavano il giusto valore.

Il ritorno a casa diventava meno duro e difficile rispetto al viaggio di andata. Al rientro, il pellegrino, oltre a portare con sé un ricordo tangibile e mistico, simbolo di quel cammino che per lui aveva significato un lungo percorso di purificazione e di ascetismo, poteva contare su due patronati, da una parte il riconoscimento e il riguardo da parte delle autorità civili e religiose, e dall’altra l’attenzione e la protezione del santo su di sé e su tutta la sua famiglia .

Attualmente le motivazioni di fondo dei pellegrinaggi perdurano in tutte le fedi religiose, comprese quelle eterodosse rispetto alle organizzazioni ufficiali delle diverse chiese o sistemi istituzionali del sacro. È cambiata la fenomenologia pratica di realizzazione.

La tecnologia ha modificato i mezzi per compiere il viaggio del pellegrinaggio così come i pellegrini non soggiornano più in ambiti precari, ma in spazi appositamente realizzati e abbastanza confortevoli; inoltre, gli ex voto non sono più quadri dipinti da pittori più o meno noti oppure oggetti preziosi offerti al santo «per grazia ricevuta»; spesso sono offerte in denaro al santuario dove il pellegrino devoto del santo chiede la grazia e dove torna con l’offerta dopo averla ottenuta. Da qui la notorietà di gradi luoghi di culto delle importanti fedi che caratterizzano la religiosità degli uomini nelle differenti culture.