Rassegna del Documentario Etnografico Edizione 2017

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L’intento della rassegna è quello di cercare di descrivere, tramite i moderni mezzi audiovisivi, la realtà dei fenomeni tradizionali per arrivare ad un censimento delle tradizioni popolari attuali.

Un’interessante “provocazione” è stata proposta dalla Consulta Scientifica ai gruppi folklorici della FITP. Dal 2017 si è deciso di lasciare libera scelta per il tema da affrontare nella realizzazione dei documentari etnografici da presentare al Concorso Rassegna del documentario etnografico; le aspettative alla partecipazione non hanno deluso.

Ciò che si deve subito sottolineare è che i gruppi si sono rivolti sempre più verso quei fatti culturali che sono alla base delle loro tradizioni, anche se, a primo acchito, ad un occhio non esperto, alcuni filmati sono sembrati poco attinenti al quadro dei diversi patrimoni etnografici.

Come più volte è stato sottolineato nell’introduzione, l’intento della Rassegna è quello di cercare di descrivere, tramite i moderni mezzi audiovisivi, la realtà dei fenomeni folklorici, affinché si possa fare un censimento delle tradizioni popolari attuali riscontrabili nelle diverse regioni.

Il tema libero, pertanto, ha fatto sì che tradizioni, che forse non si ritiene siano ancora vitali, siano state documentate. Per esempio, è il caso de U cummitu (il convito), la cudarrattu (le tromba marina), la quale viene spezzata con un rito antichissimo di scongiuro magico-religioso.

È interessante la documentazione della canzone dedicata alla Madonna durante il canto della quale sono presenti gesti compiuti da chi canta, i quali sembrano ascrivibili alla vita quotidiana. In essi si coglie un complesso apparato semiologico che rientra nel sistema di comunicazione orale e gestuale da sempre tramandato nelle comunità illetterate.

Si resta stupefatti nell’udire la filastrocca che scaccia il malocchio, ma ancora di più nel costatare che i volti di chi la recita resta segreto agli occhi degli spettatori. Tutti, anche le nuove generazioni, sanno che gli anziani non parlano del rito del malocchio; nessuno spiegherà mai superficialmente e sommariamente il rito dell’olio che si allarga o meno nel piatto colmo d’acqua, a meno che non lo ritengano opportuno e, quindi, decidano di tramandarlo.

Come è noto, questa trasmissione pedagogica rivolta ad un nuovo adepto può avvenire soltanto nella mezzanotte tra il 24 ed il 25 dicembre oppure nella notte tra il 23 ed il 24 giugno di ogni anno. Gli esperti di queste forme rituali esorcistiche sostengono che si tratta di cose serie; infatti, tale serietà la si riscontra nei loro visi che restano nascosti alla telecamera.

Allo stesso modo ci si rende conto che antichi mestieri vengono ancora svolti non soltanto dai “nonni” o dai padri, ma dai figli e dai nipoti attualmente appartenenti all’era cibernetica. Tutto questo significa che culture e popoli diversi hanno un anello di congiunzione, con molteplici sfaccettature, che comunque li unisce.

In conclusione, nella Rassegna del documentario etnografico del 2017, la giuria ha espresso la seguente classifica: 1° Riti e credenze nella cultura marinaresca di Tropea (Gruppo Folk Città di Tropea); 2° Terra (Gruppo Folk Is Currulleris - Oristano); 3° Pellegrinaggio viestano a Santa Maria di Merino (Gruppo Folk Pizziche e muzzeche - Vieste). Premio speciale “Avella”: al gruppo Bees Slovenia.