Rispettare la comunità: le mie riflessioni

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Cari colleghi e amici della FITP,

la Presidenza FITP è venuta a conoscenza che tante iniziative promosse ed organizzate dalle Amministrazioni Locali e dai Gruppi Folklorici affiliati, in particolar modo diverse manifestazioni legate alle tradizioni carnascialesche, sono state rinviate a data da destinarsi o, addirittura, annullate.

La sospensione di manifestazioni ed eventi di qualsiasi natura in luogo pubblico o privato è uno dei provvedimenti che lo Stato e le Autorità Locali hanno, infatti, adottato nell’emergenza “coronavirus” in Italia.

Certo, dispiace che gli eventi programmati, tanto attesi dalle comunità, e per la cui organizzazione non è mancato lavoro, sacrificio ed impegno – anche di natura economica - non siano stati “rappresentati”; tuttavia, ancora una volta, i Gruppi Folklorici, coinvolti dalle misure del decreto d’emergenza, seppure indirettamente e in misura molto minore rispetto altri soggetti della cosiddetta “filiera produttiva” del nostro Paese, hanno dimostrato senso civico in quanto soggetti appartenenti ad una comunità in cui vivono tante persone collegate le une alle altre.

Noi “folkloristi”, infatti, abbiamo ben radicato in mente il concetto che la nostra vita è strettamente collegata con la vita delle altre persone che fanno parte della nostra stessa comunità.

Per tutti noi, avere senso civico ha sempre significato rispettare gli altri, rispettare la comunità in cui viviamo e sentirci parte integrante della stessa. Questo concetto, poi, è strettamente collegato a un senso di responsabilità che ci impone di preoccuparci di ogni nostra azione. Per migliorare la società in cui viviamo.

Giorni addietro, ho sentito il “bisogno” di trasmettere alla Dirigenza FITP un mio personale messaggio nel quale, facendo riferimento alle scene terribili di peste descritte nel “Decameron” di Boccaccio e ne “I Promessi Sposi” di Manzoni, ricordavo i momenti di discrimine, tra umanità ed inumanità, evidenziando come l’effetto più terribile della peste fosse, senz’altro, la “distruzione del vivere civile”…quando il vicino iniziava ad odiare il vicino, il fratello iniziava ad odiare il fratello e persino i figli abbandonavano i genitori.

E’ incredibile quanto, oggi, queste composizioni letterarie siano da monito e come Boccaccio insegni che la mente possa vincere sul senso di terrore. Infatti, invece che seguire i flagellanti che volevano espiare chissà quali peccati, i fiorentini, fuggiti dalla città in preda alla peste, cercavano, secondo il Boccaccio, di rasserenarsi e pensare alla vita.

Prendiamone esempio”, ha commento Rinaldo Tobia alla mia nota.

Sono d’accordo!... Rassereniamoci e pensiamo alla vita! Facciamo, come sempre, comunità!

In questo orizzonte, l’ambito dell’antropologia è un terreno decisivo, ritenendo ogni comunità – come spesso sottolineato dalla nostra Consulta Scientifica - un’entità aperta, dinamica, pronta allo scambio e all’interazione; sede, in continua costruzione, di complesse relazioni interne ed esterne.

Pertanto, questi momenti di difficoltà, temuti anche a causa di una eccessiva drammatizzazione nella comunicazione, non devono essere occasione per favorire “corti circuiti di becera intolleranza” nei confronti di persone e territori, ma devono essere momenti per rafforzare in noi il giusto concetto di comunità.

So per certo che il Presidente Ripoli, sempre in prima linea nella “diplomazia della solidarietà” e che mi ha dato l’imput a scrivere questa nota, si è detto pronto ad impegnare la Federazione Italiana Tradizioni Popolari a dare, nel suo piccolo, il giusto esempio e a programmare, appena possibile, un’iniziativa in una di quelle regioni del Nord Italia, da sempre motore produttivo dell’intero Paese ed oggi territorio attanagliato da un’emergenza sanitaria di grande impatto sulla vita di migliaia di cittadini.

Noi, cultori delle nobili tradizioni italiane sapremo, pertanto, fare la nostra parte: riempiamo il cuore di gentilezza, la bocca di educazione, le mani di accoglienza e la testa di esempi lasciatici in eredità dai Nostri Padri.
Forse solo così potremmo tornare a essere umani.