Saperi e patrimoni culturali di un gruppo folklorico

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L’attività folklorica del gruppo della mia città e il Museo multimediale delle Arti e Tradizioni contadine delle genti garganiche, sono, ormai, realtà storicizzate ed operanti a livello nazionale ed internazionale. Ripercorrerne le tappe operative ed organizzative è motivo, per me, di grande soddisfazione, perché non è mai venuto meno, l’impegno tenace, il più delle volte, ostinato a superare, seppur faticosamente, gli ostacoli che la realtà, non solo locale, opponeva all’affermazione accreditata di un’identità culturale, documentata e tutelata nelle su menzionate sedi istituzionali. San Giovanni Rotondo è la perla culturale del Gargano, dove le soluzioni ovvie diventano problematiche, i dilettanti si sprecano e già nelle anticamere del potere, gli affamati s’ingozzano.

La Storia e la natura sono attraversate dai meriti palesi della civiltà contadina che, da sempre, soffre, canta, balla, prega, resiste. Da essa ho appreso la religione del lavoro della terra, delle stagioni avare e di quelle generose. Da quell’humus si è avvalorato il mio istintivo desiderio di conoscere, partecipare, comunicare, aggregando talenti che, in solidarietà amicale, si sono affiatati per la tutela del fascinoso sapere della loro terra. Già nell’adolescenza interpellavo e intervistavo quei preziosi vecchi, che erano stati in gioventù fervidi nei sensi e nelle intemperanze, che caratterizzano gli anni generosi, definiti irremeabili dai “maestri”, che ancora sostengono le mie iniziative. Intanto, però, dignitosamente,si logoravano di fatica, imparavano e attendevano i giorni festivi per tributare onori di canti e di balli, (che faranno poi la fortuna dell’Eco del Gargano) alla loro terra, ai ritmi della vita, che esigono il rispetto dei valori, perché non si può edificare il mondo, rifiutando le leggi dell’armonia. Dovevo, pertanto, dare vita ad una fucina coraggiosa, in cui difendere, nel mondo, documentate testimonianze della memoria storica del fascinoso territorio garganico.

Le Culture delle valli e degli anfratti dello sperone d’Italia, dovevano essere esaltati tra i vanti che dal passato procedevano alla progressiva civiltà. Non era facile intendere le ragioni storiche di un territorio contradditorio, dove i castelli restaurati e gli edifici di pubblica utilità vengono rifiniti, ma non affidati alla giusta utilizzazione, bensì alla fatiscenza e al degrado.

L’onestà intellettuale impegnava, pertanto, a relazioni più ardue e ad una osservazione e sorveglianza critica da proporre a difesa assidua della Cultura popolare. Da qui motivati incontri con eminenti e affidabili ricercatori della Cultura garganica, dai quali e grazie ai quali è sorta e si è radicata l’Associazione Gruppo Folklorico “L’Eco del Gargano”, col tempo fregiata di attività internazionale, come scuola di amor proprio, come vivaio dello studio delle tradizioni degli antichi Padri e con funzione educatrice ed emancipatrice da quel fare senza sapere, che pone ai margini dell’esistenza quotidiana. è mio fermo convincimento che tutto ciò che è generato dal pregiudizio e dall’ignoranza è il vero male presente sulla terra. Una cittadinanza responsabile deve conoscere l’essenza dei problemi e risolverli. Non per nulla- dicevo all’attuale Sindaco- il Museo è diventato funzionale al territorio, perché coniugato ai panorami culturali nei quali è fattivamente inserito. Visitarlo significa percepire il senso della propria identità. Esso propone un sapere psicologico, filosofico, storico, politico, sociale, per cui, senza tutela, le radici rischiano di diluirsi, fino a perdersi.

La presenza del Gruppo folklorico e del Museo, vale, soprattutto, per la realizzazione degli eventi, che vengono programmati, per una più ampia conoscenza e per rendere giusto onore agli storici del territorio e ai Padri del Folklore del passato.

è doverosa la nostra gratitudine e la nostra riconoscenza a tutti quelli che si sono impegnati nell’indagine storica e nella didattica che, sino ad oggi, non è servita solo alla gente della montagna del sole, ma anche a tutti coloro che si abbeverano di Cultura popolare in genere. è il nostro un Museo eminentemente pedagogico, che invita i frequentatori a ricercare e a scandagliare usi, vita e costumi dei propri avi, con mezzi multimediali di particolare efficacia visiva.

Concludo questa mia dissertazione sulle due entità più importanti della terra garganica, con una riflessione tratta dalla mia relazione nell’ultimo convegno tenuto a Cava de Tirreni.

Concludevo così la mia relazione: “ La ritualità genuina di San Giovanni Rotondo, germina dalla genialità spontanea, depositaria di verità dall’ancesto. Attinge vitalità dalle possibilità permanenti nell’esistenza concreta. Il trionfo dei canti alla stesa, nell’esaltante rullare e incalzare dei tamburi, che sfrenano i balli della tarantella garganica all’acme del tragico, alla catarsi, al sigillo del passato e prototipo del futuro. Questo universo di dedizione alla vita converge versum unum, al compiaciuto ascolto di Dio e ne è pervaso nel suo silenzio”.